Biocontrollo, il progetto CIA-ANABIO-AIPP-IBMA in risposta a Bruxelles

Biocontrollo

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Tre test per sviluppare nuovi strumenti di bio-controllo (al momento in olivicoltura e vitivinicoltura) sono stati effettuati presso tre aziende associate a CIA – Agricoltori Italiani. I risultati sono stati presentati recentemente e si inquadrano nella realizzazione di un progetto congiunto realizzato da CIA con ANABIO, AIPP e IBMA, per contribuire all’aggiornamento del Regolamento sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, appena avviato a Bruxelles.

L’iter legislativo europeo in corso prevede, infatti, che entro settembre si concludano le consultazioni aperte in cui qualsiasi cittadino europeo o organizzazione può sottoporre le proprie osservazioni/proposte/indicazioni.

Il progetto congiunto arriva dopo una lettera della Commissione Europea indirizzata all’Italia dello scorso 19 luglio in cui l’organo esecutivo europeo ha intimato al nostro Paese di ridurre del 62% (molto al di sopra degli obiettivi previsti dalla strategia Farm to Fork, ossia del 50% entro il 2030) l’utilizzo di pesticidi chimici in campo proprio perché, secondo la classifica redatta a Bruxelles, l’Italia è il primo produttore per consumo di pesticidi.

Il convegno ‘Verso il nuovo Regolamento sull’uso sostenibile dei prodotti Fitosanitari’ dello scorso 10 settembre a SANA

“Il dato è falsato – ha spiegato Gianfranco Romanazzi, presidente AIPP, nel corso del convegno ‘Verso il nuovo Regolamento sull’uso sostenibile dei prodotti Fitosanitari’ tenutosi presso BolognaFiere lo scorso 10 settembre e organizzato da Sanatech, in cui le associazioni hanno presentato la proposta congiunta -. “È ovvio che i Paesi che hanno una maggiore produzione ortofrutticola siano maggiormente coinvolti dall’uso di trattamenti anche in conseguenza del cambio climatico e dell’ormai acclarata imprevedibilità dei fenomeni atmosferici avversi. La sperequazione di queste ‘pagelle’ nasce dal fatto che non si può paragonare un Paese che ha una massiva produzione agroalimentare con un altro che, magari per ragioni di latitudine o, semplicemente, orografiche, ha un’economia rurale basata sulla selvicoltura o sul pascolo che poco o nulla hanno a che vedere con i pesticidi. Si sarebbe anzi dovuto tenere in conto che, negli ultimi anni, l’Italia ha già ridotto al massimo l’uso di fitofarmaci anche con lo sviluppo del modello produttivo di lotta integrata in cui è stata pioniera in Europa e con la principale espansione europea delle superfici in biologico”.

Secondo la classifica UE che accompagna la lettera di intimazione all’Italia, che è parte del processo legislativo in corso per il rinnovamento del Regolamento sull’uso dei prodotti fitosanitari, il Bel Paese dovrà ridurne la quantità del 62% entro il 2030 (quando il target europeo di media è del 50%). Dopo l’Italia, i Paesi che dovranno spingere di più sulla riduzione dei pesticidi chimici sono, nell’ordine, Malta, Slovenia, Cipro, Germania, Belgio, Francia, Spagna, Finlandia, Austria, Lettonia, Estonia, Lituania e Olanda.

Da qui nasce il progetto CIA, ANABIO, AIPP e IBMA, l’associazione italiana delle aziende che operano nell’ambito della bioprotezione e del biocontrollo, che sperimenta nuovi trattamenti non chimici per la difesa e la salute delle piante.

La proposta congiunta parte, innanzitutto, da una premessa fondamentale: che l’organizzazione dell’azienda agricola preveda un piano colturale basato su un’alternanza di appezzamenti e colture.

“Il biocontrollo – ha detto Fabio Raccosta, responsabile dei servizi alle imprese di CIA Nazionale – si basa sul concetto di potenziare la presenza di insetti predatori o parassitoidi e, più in generale, ricostruire un equilibrio funzionale tra preda e predatore. Sono tecniche che trovano nelle serre, condizioni ottimali per essere applicate ma che si stanno diffondendo anche in areali produttivi, attraverso l’applicazione di strategie funzionali per favorire la riproduzione di insetti utili oggetto di lancio. È evidente, quindi, che parlare di biocontrollo, significa parlare di un contesto agrario che cura l’aspetto agronomico, le forme di allevamento, le lavorazioni, la gestione delle aree marginali, in sostanza il ripristino di un equilibrio agroecologico. Questo progetto vuole essere un impegno tangibile verso modelli agricoli che sappiano armonizzare input, produzioni e gestione agroecologica degli areali produttivi”.

Tra gli elementi di biocontrollo al test anche il chitosano che è un biopolimero naturale ottenuto dalla deacetilazione della chitina di gusci di crostacei o estratto di funghi che aiuta a contrastare il deperimento dell’ortofrutta dopo la raccolta.

Mariangela Latella
maralate@gmail.com

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