Il primo stop a produzione, consumazione e commercio di cibi e mangimi sintetici lo ha dato il Senato con il via libera a un disegno di legge voluto dal governo che vieta anche l’uso di “nomi ingannevoli” per gli alimenti derivati da proteine vegetali prodotti in laboratorio. In sostanza non si potrà più dire bistecca di soia, carne di tofu e così via. Il ddl passa con 93 sì, 28 no e 33 astenuti.
Il provvedimento normativo (composto di 6 articoli) prevede un generale divieto di produzione, utilizzo e immissione sul mercato di alimenti sintetici per gli operatori del settore alimentare (OSA) e dei mangimi.
Obiettivo indicato dal legislatore quello di assicurare un livello massimo di tutela della salute umana e degli interessi dei cittadini, oltre a preservare il patrimonio agroalimentare italiano, come insieme di prodotti che assumono una rilevanza strategica per l’interesse nazionale.
La violazione del divieto, comporta la sanzione amministrativa pecuniaria da un minimo di 10mila euro ad un massimo pari al 10% del fatturato realizzato nell’ultimo esercizio chiuso anteriormente all’accertamento della violazione, nonché la confisca del prodotto illecito. L’applicabilità delle sanzioni è estesa a chiunque abbia finanziato, promosso, agevolato in qualunque modo le condotte illecite.
Il plauso di 3 italiani su 4
Secondo Coldiretti il via libera dell’aula del Senato al ddl sui cibi sintetici sarebbe sostenuto da 3 italiani su 4 (74%) che, sulla base dei dati Notosondaggi, esprimono una opinione e si dichiarano contrari al consumo di latte, carne e pesce prodotti in laboratorio.
La mobilitazione dell’associazione aveva portato alla raccolta di oltre 2 milioni di firme a sostegno del provvedimento votato in Senato, per poi passare a molte istituzioni del territorio, che trasversalmente hanno sostenuto la petizione contro il cibo sintetico e hanno così aderito all’iniziativa legislativa, supportata da alcune delle maggiori organizzazioni di categoria che si sono allineate alla posizione del Governo.
Per contrastare la possibile diffusione degli alimenti da coltura cellulare è inoltre nata a giugno di quest’anno un’alleanza che ha visto l’unione di organizzazioni molto eterogenee (vedi news).
L’Italia fuori
Ma non si può negare che il voto contro la carne coltivata determini uno stop all’opportunità di limitare l’inquinamento e lo spreco di risorse causati dall’allevamento tradizionale.
Inoltre l’esclusione dell’Italia dal mercato della carne coltivata potrebbe avere anche delle conseguenze economiche rilevanti, dato che nel 2033 è previsto che il mercato possa valere fino a 2.1 miliardi di euro.
Il nostro è, al momento, l’unico Paese ad aver imposto un divieto del genere, rimanendo indietro non solo rispetto al panorama europeo ma anche a quello mondiale.
Non è da escludere che il divieto possa cadere una volta che la carne sintetica entri nel mercato alimentare dell’Unione europea, cosa che potrebbe avvenire dopo studi di sicurezza della durata di almeno un anno e mezzo.
La Redazione