Il Regolamento 2018/848 ha più novità del previsto

Reg Ue 2018/848

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Il Piano di gestione dell’attività dell’azienda biologica, una delle novità introdotte dal nuovo regolamento europeo sul biologico n. 2018/848, é entrato in applicazione all’inizio dello scorso anno e comprende l’implementazione di una relazione tecnica nonché di misure preventive e precauzionali (vedi news).

Il webinar “Il Regolamento europeo e il Piano di gestione dell’attività dell’azienda biologica”, organizzato da Verona Fiere spa in collaborazione con Assocertbio si è posto l’obiettivo di offrire una panoramica sul tema. Tramite la voce diretta di alcuni operatori del settore, sono, inoltre, giunti spunti sulle modalità pratiche con le quali queste disposizioni sono state implementate nella vita pratica delle aziende.

Come ricordato da Antonella Capriotti, la responsabile della manifestazione Sol&Agrifood, il webinar ha rappresentato la prima tappa di avvicinamento a B/OPEN, manifestazione fieristica che, quest’anno, si terrà dal 2 al 5 aprile in concomitanza con Vinitaly, nel padiglione dedicato a Sol&Agrifood, e che verterà su esperienze e strategie di sviluppo del comparto. Le aziende del mercato del bio potranno, quindi, entrare in contatto con tutto il canale dell’Horeca e GDO di tutto il mondo, grazie alla vocazione internazionale della manifestazione.

“Da una prima lettura sembrava che il Regolamento introducesse poche novità, e invece, in seguito ad un approfondimento si è rilevato la presenza di diverse novità, sia per gli standard di produzione, che per le procedure di certificazione e per l’operatività dell’azienda – ha spiegato Riccardo Cozzo, presidente di Assocertbio (Associazione Organismi di Certificazione del Biologico) e moderatore dell’incontro – e noi abbiamo voluto concentrarci sul piano di gestione dell’azienda, che rappresenta attività una vera e propria, non solo documentazione” .

Franco D’Antoni, general manager di Ecogruppo Italia srl

L’evento si è concentrato, in prima battuta, sull’intervento di Franco D’Antoni, General Manager di Ecogruppo Italia srl, dal titolo “Il Regolamento europeo e le nuove disposizioni per il Piano di gestione”.

Il Regolamento prevede che gli operatori forniscano, sotto forma di dichiarazione da firmare e aggiornare, ove necessario:

  • la descrizione dell’unità di produzione e delle attività da svolgere;
  • le misure pratiche volte a garantire la conformità al Regolamento;
  • un impegno ad informare i clienti e le autorità di controllo, in caso di rilevamento di non conformità.

D’Antoni ha descritto le tre dimensioni del Piano di gestione: quella della presentazione, quella del funzionamento, e quella relativa al “cosa succede se…”, inteso come rischi e misure precauzionali e preventive. Su queste ultime, D’Antoni ha posto un focus, offrendo una definizione derivante dal quadro legislativo. Tali misure: “Sostengono e facilitano la conformità ai Regolamenti; sono adottate in tutte le fasi di produzione, preparazione e distribuzione; vanno riviste, adottate ed integrate periodicamente; sono soggette a verifica da parte dell’Organismo di Controllo”.

Per quanto riguarda le misure preventive, secondo D’Antoni, “la Commissione Europea ha preso atto che le recenti crisi hanno scoperto il nervo della vulnerabilità dei sistemi ambientale e agroalimentare, e mira quindi alla transizione verso sistemi alimentari sostenibili, ponendosi alcuni target per il 2030”. Tra questi: la riduzione del 50% del rischio e dell’utilizzo di pesticidi di sintesi e l’incremento del 25% della superficie agricola biologica.

Per quanto riguarda, invece, le misure precauzionali, queste possono fungere da scudo contro le contestazioni commerciali, ma soprattutto mirano alla salvaguardia del consumatore, in termini di integrità di prodotto, che non deve quindi essere contaminato da sostanze non ammesse, e in termini di identità di prodotto, che, dunque, non deve essere scambiato o mescolato con prodotti non biologici.

Le misure precauzionali che l’operatore adotta e mantiene devono essere proporzionate, adeguate e sotto il proprio controllo. A tal proposito l’azione dell’operatore deve essere rivolta a “scrivere, monitorare, documentare, registrare collaborare e fornire tempestivamente evidenza” in merito all’aver garantito la salvaguardia del consumatore. Tra gli ambiti dove le misure precauzionali trovano applicazione vi è la valutazione di fornitori e forniture, la pulizia e il controllo dei prodotti in uscita.

Le potenziali conseguenze di misure precauzionali deboli sono “l’appesantimento burocratico, lo stop temporaneo della fornitura, la de-certificazione del prodotto, le controversie commerciali e ulteriori costi”.

Il Piano di gestione dell’attività dell’azienda biologica: l’esperienza degli operatori
Mattia Cristofoli (Resp. certificazione produzioni biologiche di CANTINE FASOLI GINO)

L’azienda Cantine Fasoli Gino gestisce in rete 100 ettari e produce circa 750.000 bottiglie l’anno. Valpolicella, Soave, Bardolino, Pinot Grigio delle Venezie e Prosecco sono le DOC prodotte. La scelta di questa azienda di essere bio è legata al fatto che la propria rete considera l’impatto ambientale come “cardine della propria missione e vision”. La scelta, invece, di certificarsi è motivata dalla volontà di trasparenza e chiarezza verso il consumatore. “Non c’è impatto se non c’è progetto collettivo”, ha spiegato Mattia Cristofoli, che ha poi condiviso riflessioni sull’operatività quotidiana dell’azienda.

Il Regolamento Europeo 848/18 ha trovato applicazione in cantina in due principali forme. Da un lato la Dichiarazione d’Impegno (M79), tramite cui l’azienda mappa i propri processi e identifica eventuali criticità, oltre che un sistema di tracciabilità e un elenco dei fornitori per qualifica e controllo di routine. Dall’altro tramite la presentazione di ricette con il modulo M24 per ottenere l’approvazione di Bioagricert.

“Se l’obiettivo è la vera sostenibilità, il Regolamento Europeo deve essere considerato un nuovo punto di partenza – chiosa alla fine del proprio intervento Cristofoli – la certificazione è uno strumento al servizio del consumatore, e, quindi, serve maggior comunicazione verso il consumatore”.

Sebastiano Rizzioli (Resp. acquisti e affari regolatori di ABAFOODS SRL) e Silvia Gava (Resp. Assicurazione Qualità di ABAFOODS SRL)

Abafoods srl si occupa di produzione di bevande vegetali biologiche dal 1999, a base di cereali, soia, frutta secca o cocco. Dal 2015, è parte del gruppo Ecotone ed ha una capacità produttiva, in termini di estrazione e confezionamento di 120 milioni di litri. Distribuisce a marchi propri e Private Label in tutto il mercato europeo e in alcuni paesi extraUE, tramite canale specializzato, GDO e online.

Abafoods ha costituito, nel 2007, la Società Agricola La Goccia srl per la coltivazione dei cereali e dei legumi biologici da cui vengono prodotte le bevande vegetali. Al contributo della Società Agricola La Goccia srl, si aggiunge quello di una rete di agricoltori distribuiti in molte regioni italiane che coltiva e produce prodotti bio per Abafoods.

In merito al piano di gestione, Silvia Gava spiega come le “pertinenti misure pratiche” volte a garantire la conformità al Regolamento 848/2018, descritte da Abafoods nel piano di gestione, altro non siano che le misure precauzionali definite dallo stesso regolamento. A tal fine, per l’operatore risulta necessario adottare e mantenere misure proporzionate per individuare are ed evitare i rischi di contaminazione della produzione.

“Adottando i principi indicati dal Codex Alimentarius, su cui si basa l’HACCP, Abafoods ha individuato i pericoli di contaminazione in ciascuna fase, ne ha valutato il rischio, ha adottato misure di mitigazione e descrive quanto attuato in ciascuna fase, nel piano di gestione”.

In un’interessante slide mostrata nel corso della presentazione di Abafoods sono state prese in rassegna le varie fasi del processo produttivo e le relative azioni di mitigazione adottate da Abafoods. Sottendono, ad esempio, alla fase del ricevimento delle materie prime, la stesura di piani analitici e l’analisi del rischio – Horizon Scanning, a quella dello stoccaggio, l’identificazione, tracciabilità, separazione fisica del prodotto biologico da quello convenzionale. Legate alla fase di trasformazione, vi sono, invece, la pianificazione della produzione, la sanificazione degli impianti e la formazione. L’etichettatura è tutelata da un sistema informatizzato di gestione dell’approvazione dell’etichetta. Lo stoccaggio e la spedizione, infine, sono protetti da un sistema di tracciabilità.

Stefania Tessari

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