Il Bio così diventa meno italiano

Felice

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Il pallido intervento di John Elkann alle Camere di qualche giorno fa, ci ha tristemente ricordato in che situazione versa l’economia produttiva del nostro Paese. L’uomo che ha ricevuto in eredità il Gruppo Fiat e ha promosso l’operazione Stellantis non si addossa nemmeno in parte la responsabilità della crisi dell’auto in Italia ma, al contrario, afferma che è grazie a Stellantis che in Italia si producono ancora automobili. Non si sente più di tanto italiano, si dichiara “vicino all’Italia”, così come potrebbe dichiarare un cittadino di qualsiasi altro Paese, che magari viene in vacanza; lui va si’ talvolta in trattoria a Torino ma preferisce muoversi tra Parigi e New York, tra la Svizzera e Montecarlo.
L’audizione del nipote di Gianni Agnelli alle Camere è sintomatica del piano inclinato in cui ci troviamo. Gli imprenditori rampanti di qualche decennio fa hanno lasciato il posto a personaggi modesti e dalla ancora più modesta fiducia verso il Paese in cui operano. Non siamo l’Italia che eravamo e diventiamo inevitabilmente e sempre più spesso terreno di conquista. Stellantis è a maggioranza francese. Abbiamo perso l’automobile dopo aver perso l’informatica, la chimica, il tessile, grandi pezzi di siderurgia e quant’altro.
Ci sono rimasti il turismo e l’agroalimentare. Ma anche qui, ne siamo proprio sicuri?
Queste considerazioni ci vengono in mente alla notizia che il principale certificatore nazionale di prodotti biologici diventa svizzero. L’operazione è arrivata in Consiglio dei Ministri, niente po po di meno. Ma giustamente. Siamo i primi produttori di prodotti biologici in Europa. E adesso ci facciamo certificare dagli svizzeri, che producono cioccolata ma sono tra i principali consumatori di prodotti bio al mondo.
È una notizia che rattrista perché ci fa pensare che non crediamo fino in fondo a quello che facciamo. Al Biofach di Norimberga, lo scorso febbraio, abbiamo assistito all’incontro organizzato dall’associazione nazionale dei certificatori in un clima non proprio positivo dominato dal sentimento di quanta fatica si fa per stare in piedi. Eppure – abbiamo cercato anche di dirlo – c’è molto interesse da parte di investitori stranieri per il biologico italiano, lo trovano attrattivo, interessante, di buone prospettive. Ci credono gli altri, noi ci crediamo sempre meno e preferiamo avvitarci su noi stessi. Purtroppo l’acquisizione di Suolo e Salute da parte di Cotecna lo conferma. Non è la prima di queste operazioni, non sarà l’ultima.

Antonio Felice

Notizie da GreenPlanet

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