Saranno i lombrichi, gli “ingegneri dell’ecosistema”, a fornire le più importanti risposte sul cambiamento della biodiversità. E per questa ragione la loro conoscenza – i lombrichi sono un importante gruppo di invertebrati del suolo – è fondamentale per i ricercatori di tutto il mondo impegnati nelle valutazioni relative alla distribuzione della biodiversità in superficie e nel sottosuolo del Pianeta.
Sulla base di queste motivazioni nel 2016 è stato avviato dal centro di sintesi del Centro tedesco per la ricerca integrativa sulla biodiversità (iDiv) Halle-Jena-Leipzig uno studio sui lombrichi che ha coinvolto oltre 160 ricercatori di numerosi atenei e centri di ricerca di tutto il Pianeta. Tra i ricercatori coinvolti nello studio – dal titolo Global data on earthworm abundance, biomass, diversity and corresponding environmental properties, pubblicata nei giorni scorsi sulla prestigiosa rivista Scientific Data di Nature – anche il prof. Christian Mulder del Dipartimento di Scienze biologiche, geologiche e ambientali dell’Università di Catania.
La ricerca ha prodotto un database globale della diversità di lombrichi e le loro caratteristiche che contiene 10.840 siti, con 184 specie, da 60 paesi e tutti i continenti tranne, ovviamente, l’Antartide.
“I dati sono stati ottenuti da 182 monografie pubblicate tra il 1973 e il 2017 e, inoltre, anche da articoli successivi al 2000 per un totale di quasi 8mila documenti valutati – spiegano i ricercatori -. L’unione dei dati in un unico database globale aiuterà i ricercatori a indagare e rispondere a un’ampia varietà di domande urgenti, come ad esempio la valutazione congiunta delle distribuzioni della biodiversità in superficie e nel sottosuolo e i driver del cambiamento della biodiversità quale l’agricoltura intensiva, l’inquinamento ed il surriscaldamento globale”.
“I lombrichi sono un importante taxon del suolo in quanto forniscono una varietà di funzioni e servizi cruciali dell’ecosistema e, inoltre, sono coinvolti in un gran numero di funzioni e servizi dell’ecosistema, come la decomposizione, il ciclo dei nutrienti e la regolazione del clima – aggiungono i ricercatori -. Sono spesso utilizzati come bioindicatori della biodiversità e della salute del suolo, sono relativamente facili da campionare e, quindi, è disponibile una grande quantità di dati. Tuttavia i precedenti tentativi di raccogliere i set di dati sui lombrichi sono stati limitati geograficamente o concentrati su elenchi di specie nazionali o regionali”.
“Nonostante la disponibilità di notevoli quantità di dati su scala locale, ad oggi non sappiamo molto sulla loro diversità e distribuzione su larga scala spaziale – spiegano -. I dati sulla diversità dei lombrichi, ottenuti dalla letteratura primaria o forniti direttamente dagli autori, sono stati raccolti con le informazioni sulle posizioni dei siti, comprese le coordinate, la copertura dell’habitat e le proprietà del suolo. Le misurazioni della ricchezza delle specie di lombrichi, dell’abbondanza totale e della biomassa sono state raccolte a livello di sito e per alcune occorrenze di specie. Utilizzando l’opinione di esperti e i dettagli forniti dai fornitori di dati, abbiamo classificato ciascuna specie di lombrichi in gruppi ecologici in base ai loro comportamenti di alimentazione e di scavo”.
Fonte: Università di Catania