Il biologico? Una soluzione ad un clima sempre più imprevedibile, per ripristinare la biodiversità essenziale e proteggere gli ecosistemi. È questo il quadro che emerso in occasione della Festa del Bio, promossa da Federbio, sabato 3 dicembre a Bologna, a Palazzo Re Enzo, dalle voci di alcuni agricoltori e apicoltori biologici, che hanno raccontato come ogni giorno si trovano a fronteggiare un clima sempre più imprevedibile.
Nel corso del Talk “Parlano gli agricoltori bio: ecco come affrontiamo ogni giorno la crisi climatica”, Annalisa Corrado, referente della attività tecniche di Kyoto club, ha intervistato tre agricoltori bio, in qualità di testimoni diretti della crisi climatica, indagando il ruolo dell’agricoltura biologica nella mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.
“L’attualità e il recente passato sono scanditi da esempi delle conseguenze del cambiamento climatico: Ischia, Senigallia, la Marmolada – ricorda Annalisa Corrado – ci troviamo, inoltre, nel Mediterraneo dove tali conseguenze si abbattono più pesantemente e siamo schiacciati da grandi caldi e tanta umidità”.
La moderatrice dell’incontro ha introdotto il Talk con un’esortazione forte: “Affrontare, con la maggiore determinazione possibile, tale situazione, giunta ormai ad un livello inimmaginabile e tutelare i nostri territori antropizzati dall’abusivismo, dalla cementazione e da uno sviluppo dissennato, assume la forma di un obbligo, ormai”.
In questo contesto, l’agricoltura è uno dei settori più esposti al cambiamento climatico, ma, sottolinea la moderatrice: “Il bio è in grado di proteggere la biodiversità e rivitalizza il terreno”.
Il primo agricoltore ad intervenire è stato Manuele Mussa, risicoltore dell’Azienda agricola Una Garlanda di Stocchi fratelli e C. in cui si definiscono “Custodi di natura e biodiversità”. Mussa ha raccontato l’evoluzione molto importante intrapresa dall’azienda, a partire dagli esordi della propria storia, passando da agricoltura tradizionale ad agricoltura sostenibile biologica. Tutto è iniziato con i “vari passaggi subiti negli anni: la monocoltura, la semplificazione del paesaggio, l’inquinamento con l’uso della chimica che ci hanno causato dei problemi di salute e da lì ci è scattata questa molla”. L’azienda ha riscoperto la tecnica della pacciamatura verde, in un periodo storico, la fine degli anni ’90 in cui “non c’era nessuno che ci dicesse come produrre riso senza l’apporto di sostanze di sintesi”. Allo stato attuale, l’azienda non utilizza nemmeno prodotti ammessi per l’agricoltura biologica: “Seminiamo il riso su un prato, abbiamo “tolto” dai nostri campi 80mila euro di fitofarmaci, abbiamo ridotto di due terzi il consumo di carburante, abbiamo semplificato enormemente il lavoro, risentendone positivamente sia noi, che l’ambiente”. A questo punto il focus si è spostato dai campi al “deserto che c’era attorno e abbiamo iniziato a ripiantare piante autoctone attorno ai campi e in agroforestazione”. L’azienda è così diventata più resiliente nei confronti dei cambiamenti climatici.
È stato poi il turno dell’intervento di Gianni Stoppa, apicoltore bio dell’Azienda agricola La Rotta. Le api sono una sentinella della biodiversità e il loro mondo è molto vasto: 25 mila specie, di cui più di 2000 in Europa. “Le api da miele, le uniche api che si fanno allevare, sono i giornalisti del mondo delle api, perché ci raccontano come stanno le altre api e sono una sintesi della salute dell’ambiente – spiega Stoppa – “alcune specie di api sono connesse con un’essenza vegetale, e quindi se sparisce una, sparisce anche l’altra”. Cosa si vede attraverso queste “sentinelle”? “Una grande difficoltà”. Una soluzione? “Non cercare scorciatoie”.
Infine, Paolo Morini, dell’Azienda Agricola Camurein, ha riportato l’esperienza dell’azienda nella biodinamica. “L’humus si comporta come spugna, assorbe le grandi piovosità in modo graduale e lento – spiega Morini – ho lavorato dei terreni dopo mesi di siccità e ho trovato sotto umidità”. Ha evidenziato la gratificazione che trae dal lavoro che sta realizzando, “perché i miei terreni si strutturano, vedo dei grandissimi miglioramenti e, quindi, penso sia la strada giusta per affrontare una vera agricoltura biologica e questi scompensi climatici”.
La soddisfazione per le scelte compiute è il fil rouge fra le esperienze dei tre agricoltori, sottolineato in chiusura da Annalisa Corrado. Tutti gli agricoltori sono di fronte ad un sistema naturale in cambiamento e devono trovare soluzioni giorno per giorno. Le parole che identificano le soluzioni per il futuro sono “sinergia” e “diffusione”, perché “nella sinergia c’è la possibilità di fare un salto evolutivo collettivo”.
Stefania Tessari