Da un lato l’ente certificatore internazionale Demeter, con sede centrale in Germania e filiali in 73 Paesi, tra cui l’Italia (la filiale è a Parma) dove è legato a doppio filo con l’Associazione per l’agricoltura biodinamica. Dall’altro Verdea, il marchio biodinamico di Apofruit che utilizza un sistema di certificazione garantito da CCPB. Verdea ha un proprio disciplinare per la biodinamica creato sulla falsariga di quello di Demeter e consultabile online sul suo sito.
Chi vuole produrre biodinamico in Italia, oggi ha dunque la possibilità di scegliere: Demeter, ente certificatore storico, vicino alle origini del movimento biodinamico, oppure Verdea, Consorzio altrettanto rigoroso ma che mette in discussione alcuni punti della certificazione Demeter.
La certificazione Verdea avviene sulla base delle ispezioni accreditate di CCPB, ente certificatore che effettua ispezioni specifiche per il biodinamico anche per Demeter. I documenti raccolti vengono consegnati ad un comitato che decide se rilasciare la certificazione biodinamica Verdea, quando sussistono i requisiti richiesti dal disciplinare, oppure se rigettare la domanda.
Il biodinamico, chiunque lo certifichi, non smette di creare dibattito. Anche nelle aule dei legislatori. L’approvazione in Senato, pochi giorni fa, della legge sull’agricoltura biologica, passata quasi all’unanimità e ritornata alla Camera per un’ulteriore votazione, per l’aggiunta di un articolo voluto dal Senato, è infatti arrivata dopo un acceso dibattito.
Tra le più strenue oppositrici all’agricoltura biodinamica, la senatrice a vita Elena Cattaneo che ha anche proposto un emendamento, poi bocciato, per eliminare dal testo di legge l’equiparazione dell’agricoltura biologica a quella biodinamica, che la senatrice critica fortemente (vedi news). La stessa Cattani non ha mancato di ribadire nella puntata di domenica 23 maggio di “Che Tempo Che Fa”, condotta da Fabio Fazio, la sua avversione alle pratiche colturali biodinamiche, definendole “esoteriche e stregonesche”, prive di basi scientifiche.
Su questo punto, Ernesto Fornari (nella foto), direttore generale di Apofruit, commenta: “Le opinioni sono tutte legittime. Quello che mi sembra del tutto fuori luogo è fare apparire l’agricoltura biodinamica come una sorta di pratica esoterica, come se appartenesse ad una setta e dove di scientifico non ci sia nulla. Invito la senatrice Cattaneo a visitare i nostri impianti biodinamici che spesso e volentieri mutuano le loro tecniche dalla tradizione agricola e dal vecchio lunario contadino. Al contrario delle sette esoteriche, noi operiamo con la massima trasparenza, a cominciare dal disciplinare che è pubblicato e disponibile per tutti sul nostro sito. Lavoriamo usando i princìpi della chimica, intesa come scienza, che ci permettono, in modo del tutto naturale di ridare fertilità ai suoli e di produrre piante più forti. La pratica del cornoletame, ad esempio, permette, attraverso la fertirrigazione di questo humus creato con corni e letame lasciati a macerare sotto terra per un certo tempo, di rilasciare sostanze naturali che ravvivano il terreno. Non c’è nulla di esoterico in questo. Poiché la legge equipara il bio al biodinamico pensiamo che questo letame possa anche provenire da allevamenti biologici e non solo biodinamici”.
Mariangela Latella