Fileni, l’amaro in bocca per un settore latitante

Antonio Felice

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Che cosa ci ha lasciato il caso Report-Fileni? A me, personalmente, l’amaro in bocca. Report  ha fatto il suo mestiere, ha fatto notizia, senza andare troppo per il sottile, ha fatto anche confusione, alzando un polverone oltre il quale è stato difficile capire fino in fondo. Ciò che amareggia è stato invece l’atteggiamento del settore: più che difendersi, più che reagire, il settore è sembrato accettare passivamente il messaggio della trasmissione, che è arrivato, ancora una volta al grande pubblico, così: falso biologico, ancora un caso di biologico che è un mezzo imbroglio se non un imbroglio completo. Guarda un po’ come vivono i polli bio di Fileni!

Inaccettabile. No, cari amici delle rappresentanze del biologico, così non va. Perché se su un’azienda si può anche discutere, sul settore, sulle sue regole no, il settore e le sue regole vanno difesi e li si dovrebbe difendere a partire dai suoi rappresentanti, a tutti i costi. Già alle prese con difficoltà vere, di un sistema messo in discussione, se non in secondo piano dal passepartout della sostenibilità, il settore così rischia malanni gravi anche per omissione di soccorso. 

Perché, scusate, si parlava di bio ma si mostravano immagini di allevamenti convenzionali e intensivi. La TV è immagine, questo è il suo linguaggio. Proprio questo senso, il messaggio è stato inaccettabile.

Ora, Fileni fa carne di pollo biologica oppure no? La risposta è scontata: la fa eccome, la fa buona e la produce anche andando oltre i protocolli di base del biologico e pensando al benessere animale. Fileni fa anche avicoltura convenzionale e intensiva? Sì, è una scelta aziendale, questa del doppio binario, probabilmente sbagliata o perlomeno discutibile, ma sono due binari che non si toccano. Non c’è imbroglio nei confronti dell’opinione pubblica e del consumatore. Nessuno, fino a prova contraria, può affermare che il bio di Fileni non sia bio e non sia bio ben fatto.

Non abbiamo da difendere Fileni per partito preso o perché ci conviene. Tra GreenPlanet e Fileni non c’è alcun rapporto economico e tantomeno societario, sia chiaro. E poi Fileni non ha bisogno che noi lo difendiamo. Difendiamo invece il biologico di Fileni perché è biologico vero e perché così difendiamo il settore e le regole che si è dato. 

Ma possibile che le rappresentanze  non abbiano colto l’opportunità di farsi sentire per mettere i punti sulle i? O forse ha fatto bene al biologico di Fileni l’essere messo così in discussione, per non dire alla berlina, nel servizio andato in onda su Report il 9 gennaio?

Antonio Felice

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