Il modello agricolo biologico, in caso di eventi climatici estremi, si dimostra essere più efficace e resiliente, con risultati in termini di produzione superiori a quelli dell’agricoltura convenzionale.
A questa conclusione – peraltro già evidenziata da altri studi – è arrivato il progetto di ricerca Farming System Trial condotto dal 1982 dal Rodale Institute di Kutztown, in Pennsylvania. Lo studio ha confrontato i risultati in termini di produttività relativamente alla coltivazione di mais e soia raggiunti da tre sistemi agricoli: uno convenzionale con input chimici, uno biologico basato sulla rotazione di colture leguminose per l’apporto di nutrienti, un altro sempre biologico che utilizza il letame come concime. Ne è emerso che, in condizioni meteorologiche estreme come la siccità, gli appezzamenti biologici hanno avuto una flessione di produttività molto limitata, mentre in quelli convenzionali i raccolti sono diminuiti in modo consistente. In particolare, il mais bio negli anni di siccità ha registrato una rendita del 31% in più rispetto alla produzione convenzionale.
Un risultato di estremo interesse considerando che sempre più spesso gli agricoltori di tutto il mondo si trovano a fare i conti con gli effetti devastanti derivanti da siccità e inondazioni.
Proprio in questi giorni Coldiretti ha diffuso la stima dei danni subiti dagli agricoltori italiani a causa dei 310 eventi climatici estremi verificatisi nel 2022. La perdita subita dalle produzioni agricole italiane è stata pari a 6 miliardi di euro, equivalenti al 10% della produzione nazionale.
Le migliori prestazioni dell’agricoltura biologica di fronte a eventi meteorologici vanno messe in relazione con la maggiore stabilità del suolo di trattenere l’acqua, rappresentando una forma di protezione in caso di siccità e inondazioni. “L’agricoltura biologica rigenerativa costruisce un suolo sano attraverso l’aumento del carbonio organico”, ha affermato Reza Afshar, capo scienziato del Rodale Institute. “Ciò consente al terreno di assorbire più precipitazioni durante i periodi di inondazione e di trattenere l’umidità per periodi più lunghi durante i periodi di siccità”.
Il commento del presidente di AIAB Giuseppe Romano
Anche Giuseppe Romano, presidente di AIAB (Associazione Italiana Agricoltura Biologica) ha commentato la situazione davvero allarmante: “Le falde acquifere e i depositi d’acqua, già duramente provati dalla siccità che aveva colpito il nostro Paese la scorsa estate, non riescono a ricostituirsi a causa della scarsità di acqua e neve. Le temperature decisamente fuori stagione che stiamo registrando, inoltre, stanno portando a un anticipo di tutte le fasi fenologiche delle piante, causando fioriture anticipate e favorendo, oltre le piante ad uso agricolo, anche tutte le infestanti. Una situazione che rende necessario un ulteriore intervento per difendere le colture da reddito, con evidenti aggravi di costi per i produttori”.
“Neanche un eventuale drastico ritorno alle temperature abituali del periodo – ha aggiunto Romano – sarebbe auspicabile, in quanto lo stato fenologico delle piante è ormai troppo avanzato e perché non siamo pronti a ottimizzare e gestire eventuali piogge e nevicate abbondanti per accumulare l’acqua per l’utilizzo estivo”.
“Questi sono soltanto sintomi di un problema più grande, che si chiama cambiamento climatico, e l’unica risposta che possiamo dare è quella di puntare sull’agricoltura biologica, una soluzione produttiva realmente sostenibile”, ha concluso il presidente di AIAB.