A seguito delle pesanti critiche indirizzate al MASAF in merito ai contenuti della bozza di DM sui residui di sostanze non ammesse, le cosiddette contaminazioni, lo stesso ha riconvocato le organizzazioni di settore che siedono al ‘Tavolo bio’ ed ha predisposto una nuova bozza di DM che abbiamo avuto modo di analizzare. Con una battuta potremmo riassumere il tutto in “La montagna ha partorito un bio-topolino”.
Rispetto alla prima bozza è finalmente sparito il concetto della tolleranza zero, ovvero la presenza in qualsiasi matrice di sostanze non ammesse ad un livello ≤ 0,01 mg/Kg (ppm) cadauna deve essere oggetto di indagine ufficiale da parte dell’organismo di certificazione (O. di C.) ma non è automaticamente oggetto di non conformità, come invece precedentemente era stato proposto, a meno che non si tratti di presenze dovute a trattamenti intenzionali dell’operatore. Nulla di più rispetto a quanto stabilito dal Reg UE 848/2018, ad eccezione del fatto che se all’O. di C. è delegato il compito di eseguire l’indagine ufficiale per stabilire l’accidentalità e l’inevitabilità tecnica di tale presenza, all’operatore spetta dimostrare l’assenza di intenzionalità così come stabilito dal DM 323651 del 18.07.2024. Il rovesciamento dell’onere della prova e del diritto che fa degli operatori biologici italiani, sì perché siamo solo noi votati all’autolesionismo, dei frodatori seriali “in nuce” e che complica il rapporto fra operatore ed O di C. moltiplicando oneri burocratici e costi. E poi non manca occasione in cui si reclami la riduzione della burocrazia e, quel che è ancora peggio, qualche organizzazione la addebita agli organismi di certificazione.
In relazione, invece, alla presenza di sostanze non ammesse > 0,01 ppm per sostanza attiva non cambia nulla rispetto ad oggi poiché, anche se involontaria, il prodotto non può essere commercializzato come biologico ed il danno economico è tutto a carico della produzione bio che non ha a questo punto alcuna responsabilità. Sono poi riportati i casi di sostanze attive i cui LMR sono superiori a 10 ppm e 100 ppm in cui il livello massimo ammesso è nel primo caso l’1% dell’LMR e nel secondo caso 1 ppm, ma si tratta di poche sostanze attive che non modificano il grave danno che il settore deve sopportare per responsabilità altrui.
Ancora una volta il MASAF, e a questo punto anche alcune (non tutte!) organizzazioni di settore, non intendono seguire la normativa comunitaria che viene applicata in tutti gli altri Paesi membri, ad eccezione ma in modo differente per il Belgio. Si sopprime la produzione biologica con livelli di residuo > 0,01 ppm, senza applicare le pesantissime sanzioni previste dal D Lgs. 148/2023 trattandosi di presenza involontaria, dimenticando che quando va bene questi prodotti possono essere venduti nel mercato del convenzionale o, data la deperibilità di alcuni, devono essere distrutti in attesa di indagini ed analisi, con notevoli danni economici per il settore e dispendio di tempo e burocrazia inutili. Il tutto potrebbe essere gestito applicando quanto previsto dal Reg UE 848/2018 che sanziona l’intenzionalità circa la presenza di sostanze non ammesse e la mancata applicazione totale o parziale delle misure precauzionali sia nel rispetto dei consumatori che degli operatori, ma non la mera presenza involontaria di residui anche quando questi possono superare la soglia di 0,01 ppm.
In più occasioni abbiamo auspicato scelte coraggiose ed il settore oggi ne avrebbe bisogno ben più di prima. Purtroppo, però, quanto emerge dai confronti fra il Ministero e i vari “stakeholders”, non solo le organizzazioni degli operatori, non vi è traccia all’orizzonte di scelte che lascino presagire piena fiducia verso il settore e meno norme punitive e vessatorie nei confronti dello stesso. È assurdo che l’operatore biologico debba pagare per responsabilità altrui, ma quello che ancor più è inaccettabile è che sia MASAF ed alcune organizzazioni di operatori bio a sancire un tale comportamento vessatorio volto, a questo punto, a scoraggiare l’avvicinamento di nuovi operatori al bio e la prosecuzione di quelli già presenti.
Fabrizio Piva