Logo biologico italiano, piano di azione, riforma della certificazione, nuova Pac, semplificazione, accelerazione dell’impiego delle risorse per i distretti e le filiere bio. Sono alcune delle proposte presentate da Coldiretti Bio al tavolo sul biologico convocato nei giorni scorsi dal sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, Luigi D’Eramo a cui è stata assegnata la delega al settore. Coldiretti dunque ha sollecitato la definizione del logo Biologico italiano ritenuto necessario ed urgente per la valorizzazione del lavoro delle imprese agricole italiane in un settore sempre più propenso ad importare prodotti agricoli biologici da paesi terzi con scarsissime garanzie (alto rischio di frode) e costi bassissimi.
Un altro impegno richiesto è la definizione del Piano di Azione del settore: nella precedente legislatura era stata definita una prima griglia di interventi ma adesso risulta di importanza strategica pianificare la ripartizione delle risorse ed attivare immediatamente le azioni previste. E ancora, per Coldiretti è importante la delega per la riforma del sistema di certificazione.
La possibilità di riformare il sistema di certificazione segna un’opportunità molto utile per lo sviluppo del biologico italiano. Solo attraverso una garanzia efficiente del sistema di controllo e certificazione per il biologico è possibile coniugare la qualità del prodotto nei confronti dei cittadini con una sana ed equa concorrenza tra i produttori. Si ritiene, inoltre, opportuna una profonda riflessione anche sul ruolo della pubblica amministrazione nel sistema di controllo per il biologico, anche ipotizzando sul tema iniziative innovative che possano rilanciare il settore. Altro tema sensibile è la nuova PAC, perché ancora non sono stati chiariti tutti gli aspetti amministrativi relativi al passaggio dalle misure della vecchia programmazione alla nuova, con il rischio di una perdita consistente di risorse che il settore non può subire. Coldiretti ha sollecitato una semplificazione delle procedure amministrative: nonostante gli sforzi importanti che sono stati fatti in passato per informatizzare le procedure amministrative del biologico, gli strumenti risultano già obsoleti.
È urgente rivedere il SIB – Sistema Informativo del Biologico per favorire ancora di più una integrazione con il Fascicolo aziendale e per un completo passaggio al fascicolo grafico anche per il biologico. Gli strumenti sviluppati come il Demetra di Coldiretti consentono alle imprese biologiche di essere pronte ad integrazioni con il sistema pubblico che potrebbero rappresentare una svolta importante per la informatizzazione di ampi pezzi di burocrazia. E infine le risorse. Sono stati stanziati per il settore 24 milioni per dare avvio ai progetti dei distretti biologici e per lo sviluppo delle attività delle associazioni di rappresentanza del biologico. Si tratta di risorse stanziate nella finanziaria del 2020 e non ancora impegnate. Diventa urgente e non più procrastinabile l’emanazione dei bandi relativi.
Nel corso della riunione è stato anche sottolineato come nella attuale fase di sviluppo del biologico italiano sia necessario fare emergere con forza la centralità del ruolo “agricolo” su cui il biologico è fondato. Coldiretti ritiene, infatti, essenziale superare alcuni richiami, che in passato hanno caratterizzato il biologico, appiattito verso un ambientalismo spesso troppo ideologizzato o caratterizzato da un marketing esasperato che ha dimenticato l’origine territoriale ed il legame con il mondo agricolo.
Oggi il biologico può giocare una partita molto importante, e altrettanto delicata, venendo a rappresentare un modello agricolo per la transizione ecologica, che può rimettere al centro del processo di tutela ambientale proprio gli stessi agricoltori.
Anche per la zootecnia italiana il biologico può rappresentare un importante volano di sviluppo attraverso la valorizzazione non solo dei prodotti del comparto ma anche si tutti i reflui derivati, in una chiave di recupero della fertilità del suolo.
In particolare, la creazione di una economia circolare, basata sul ciclo chiuso aziendale può rappresentare un modello di sviluppo per la valorizzazione delle nostre aree interne e per l’agricoltura di alta collina e montagna, aree nelle quali il biologico rappresenta un importante elemento di vantaggio competitivo per le imprese agricole di quei territori.
Anche in tal senso occorre guardare con molta attenzione le nuove prospettive di sviluppo delle tecniche di evoluzione assistita che certamente svolgeranno un ruolo strategico nel migliorare la sostenibilità e la sicurezza dei sistemi alimentari. Tali varietà, sebbene molto differenti dagli OGM e quindi lontane dall’inquadramento normativo degli stessi, è bene che restino estranee agli sforzi degli agricoltori impegnati nella conduzione con metodo biologico. I produttori biologici, infatti, basano la propria attività sui principi agroecologici e quindi su un approccio che predilige l’applicazione di un insieme di pratiche agricole molto diversificate, anche tradizionali, piuttosto che il mero ricorso alla nuova genetica.
Fonte: Il Punto Coldiretti