‘Il problema della sostenibilità è misurarla, definire il confine dentro il quale stabilire tutta una serie di parametri’. Lo ha detto Fabrizio Piva a Bologna durante il convegno su ‘Sostenibilità e biodiversità’, svoltosi il 7 settembre nell’ambito di SANA. Il Consorzio CCPB di cui Piva è amministratore delegato ha messo a punto un sistema di misurazione della sostenibilità che è stato applicato per la prima volta già alcuni anni fa ma che si è evoluto nel tempo basandosi sul concetto di LCA (Life Cycle Assessment) ovvero sul ciclo vitale di un prodotto.
Il confine di questo ciclo fino a dove va portato in termini di messa a norma dell’impatto ambientale e altro? Fino ai cancelli dell’azienda agricola o fino al bancone del supermercato? La questione non si può chiudere in poche righe ma – e questo è importante – la sostenibilità va acclarata in modo da premiare le imprese più efficienti, garantire il raggiungimento degli impegni assunti e va promossa anche in una logica di marketing e di leale competizione sul mercato.
La sostenibilità poi non è solo un tema di un’azienda o di un gruppo di aziende, è un tema più ampio, coinvolge ad esempio la gestione ambientale delle città. Una partita – quest’ultima – ha detto qualcuno al convegno bolognese, che è appena cominciata in Italia. E attorno ad essa, spuntano professionalità insospettate. Gli esperti della biodiversità sono messi alla prova. Che alberi far crescere in un giardino pubblico, quali piante e perché? C’è chi ci sta pensando ed è possibile che, tra pochi anni, potremo vedere persino un giardino pensato per ospitare farfalle, oltre che veder aumentare gli orti sui tetti dei condomini e altri luoghi urbani.
Non è una battuta che una metropoli come Detroit faccia molto affidamento sulla produzione degli orti all’interno della fascia urbana. E che Milano sta recuperando terreno in questa direzione.
Insomma, è soprattutto un fatto culturale, almeno in partenza. Il biologico dentro la sostenibilità trova la sua casa ideale. (a.f.)