La Centrale del Latte d’Italia, punta ad ampliare la propria presenza nel biologico con due nuove proposte. Una dedicata al latte Bio senza lattosio con il brand ‘Il Podere Centrale’ e l’altra che ripropone, in versione Bio il brand ‘Mukki Bimbo’. In quest’ultimo caso stanno per essere lanciate delle nuove referenze di latte liquido e in polvere Bio, per neonati da zero a 12 mesi.
Contemporaneamente, il gruppo con base a Torino, inizia a sondare mercati extra UE, assecondando una domanda crescente del latte Bio made in Italy, in Asia e nel Nord Africa.
Ne parliamo con Luca Musumarra, direttore marketing e comunicazione di Centrale del latte d’Italia (società del gruppo Newlat Food SpA), nata ad inizio 2021, dalla fusione delle centrali del latte di Torino, Rapallo, Toscana e Vicenza con Salerno, Polenghi, Optimus, Matese, Torre in Pietra e Giglio che ha chiuso l’ultimo anno con un fatturato consolidato di 180 milioni di euro con una quota dedicata al bio intorno al 4% con una tendenza alla crescita.
– Da cosa dipende lo sviluppo del potenziale per il settore Bio?
“Dipende molto dalla crescita della domanda – ci spiega Musumarra- che è legata alla consapevolezza del consumatore, un fattore che sta assumendo sempre più importanza anche a seguito del cambio di abitudini di consumo in tempi di Covid. Per farle un esempio, se fino all’anno scorso il tradizionale marchio Bio dell’azienda, ‘Podere centrale’, era distribuito solo in Toscana, adesso, grazie alle nuove acquisizioni, sta prendendo piede anche in altre Regioni, attraverso un progressivo incremento della distribuzione e anche grazie al lancio recentissimo di nuove referenze di Latte Bio senza lattosio che rispondono a due key trend in crescita, ossia del ‘bio’ e del ‘free from’.
– Quali altre novità avete in pentola per cavalcare l’onda favorevole del Bio?
“Stiamo per lanciare un innovativo prodotto per l’infanzia. Si tratta di latte, sia in polvere che liquido, per la linea che già esisteva ‘Mukki Bimbo’. Le referenze già esistenti non erano Bio e si rivolgevano ad un target di bimbi dai 12 a 36 mesi, con i nuovi prodotti Bio andremo a coprire anche la prima infanzia”.
– Quante referenze state per lanciare?
“Due, denominate proprio ‘1’ e ‘2’, rispettivamente dedicate alle fasce di neonati da zero a sei mesi e da sei a 12”.
– Come è nato il progetto di Centrale del latte d’Italia?
“Dalla necessità di fornire ai consumatori prodotti vicini al proprio territorio”.
– Quali strategie state valutando per uscire dal concetto di commodity in cui è entrata la categoria dei beni caseari, in particolare quelli di prima necessità come il latte?
“Con il prodotto Bio presidiamo principalmente il mercato della GDO, cercando di allargare la distribuzione dei prodotti a marchio Podere Centrale dalla Toscana anche in altre Regioni. Ci rivolgiamo anche al canale della ristorazione e dell’Ho.Re.Ca. ed in particolare delle mense scolastiche dove c’è una crescente domanda di referenze biologiche, non solo latte ma anche yogurt e formaggi”.
– Avete delle strategie di export anche extra UE, in previsione dell’incremento della produzione Bio nell’Unione, in base agli obiettivi della strategia F2F, di modo da sfuggire ad una possibile saturazione del mercato?
“Stiamo registrando una richiesta di prodotti Bio anche fuori Europa. Si tratta di interesse principalmente per le nostre referenze di latte a lunga conservazione, più adatte ai lunghi transit time via nave ma siamo pronti a cogliere nuove opportunità che si presentino”.
Mariangela Latella