In piena emergenza Covid-19 costa il 50% in più portare carichi di IV Gamma dalla Campania alla Germania o alla Svizzera e, in genere, dal Sud al Nord della Penisola. È questo il dato che segnala La Colombaia, azienda campana di IV Gamma, pioniera in Italia nella fornitura di prodotto fresh cut 100% biodinamico.
Cresce anche il costo del lavoro perché mancano i braccianti ma, tutto sommato, i picchi di domanda e i margini maggiori del prodotto biodinamico registrati dall’azienda, permettono di ammortizzare queste spese.
La vera preoccupazione del Gruppo casertano Amico Bio, a cui fa capo La Colombaia, è piuttosto la possibile mancanza di semi per i trapianti autunnali e invernali che potrebbe portare ad un concreto rallentamento dell’attività che già oggi deve tenere ritmi sostenuti a causa delle gelate di questi giorni che hanno rallentato l’attività vegetativa in campo.
Per La Colombaia cresce del 30% la domanda di IV Gamma biodinamica nei supermercati tedeschi come Edeka, Kaufland e Tegut, e svizzeri come Migros, o nelle catene danesi e svedesi, che complessivamente generano il 95% del suo fatturato. Solo il 5% della produzione viene venduta nei canali specializzati nazionali, come la catena NaturaSì.
Il business de La Colombaia vale 8 milioni di euro l’anno, realizzato grazie al maggior valore aggiunto dato dalle tecniche di lavorazione biodinamiche che fruttano al produttore anche 1,10 euro per ogni confezione da 125 grammi di misticanza, ad esempio, rucola o spinacino.
C’è però il problema del trasporto, che incide per il 20% sul prezzo al produttore. “Portare un camion dal Sud Italia fino alle destinazioni europee, in tempi di Coronavirus costa il 50% in più – conferma Enrico Amico (nella foto), presidente del gruppo Amico Bio – perché i camion ritornano vuoti e quindi c’è la perdita di un carico che, grazie ad un accordo con gli autotrasportatori, abbiamo deciso di dividere tra committenti e spedizionieri”.
Una strada necessaria se si considerano l’alta domanda di trasporto da Sud a Nord e il blocco quasi totale della rotta inversa (Nord-Sud) perché molti settori industriali che trovavano sbocco nel mercato del Mezzogiorno, oggi sono chiusi a causa dei decreti emergenziali.
“In pratica – precisa Amico – noi committenti paghiamo le spese del rientro di camion vuoti e in compenso gli autotrasportatori si sobbarcano il mancato guadagno”.
Cresce appunto anche il costo del lavoro a causa della carenza di manodopera. “Nella nostra azienda – chiosa Amico -, manca all’appello circa un quarto degli stagionali. Questo ci spinge a fare lavorare di più i lavoratori presenti, ricorrendo maggiormente agli straordinari che fanno lievitare il costo del lavoro del 9%. Il vero problema, però, lo registreremo in autunno quando dovremo fare i trapianti. Lavorando con il Nord Europa, ci fermiamo da maggio ad agosto per la sopravvenienza di prodotto locale nei nostri mercati di riferimento ma ricominciamo a lavorare con i trapianti di settembre e ottobre. Senza semi, rischiamo il blocco della campagna invernale”.
Mariangela Latella