Bioeconomy Day, Giansanti (Confagricoltura): Agricoltura centrale nell’ecosistema generale

Bioeconomy Day Roma

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La bioeconomia è necessaria per giocare una partita a tutto tondo contro la crisi climatica e lo sfruttamento del suolo. Ma anche per venire incontro a livelli di consumo che diventano sempre più insostenibili considerando che la popolazione mondiale arriverà a quota 10 miliardi entro fine secolo. Sono questi i messaggi chiave usciti dal convegno “La bioeconomia circolare: sfide e opportunità per l’agricoltura e l’agroalimentare”, organizzato a palazzo Della Valle a Roma da Confagricoltura e dal Cluster Spring, associazione che riunisce i primari attori della bioeconomia italiana.

Il convegno è stato organizzato per celebrare il Bioeconomy Day, la Giornata della bioeconomia fissata il 25 maggio a livello nazionale, a partire dal 2019. Al dibattito hanno partecipato personalità di spicco del settore agricolo e agroalimentare, ma anche dell’industria chimica, delle istituzioni, della ricerca e del mondo universitario.

“Confagricoltura da tempo crede e investe nella bioeconomia. – ha affermato il presidente della FNP Bioeconomia, Alessandro Bettoni – Viviamo in un mondo di risorse limitate. Le sfide globali, come il cambiamento climatico e i suoi effetti, la degradazione della terra e degli ecosistemi, accompagnati a una crescente domanda di cibo e di energia, ci spingono a cercare nuovi modi di produrre e consumare. Un’economia sostenibile e circolare può essere strategica nel rispondere a queste nuove sfide”. Secondo Bettoni, occorre inoltre “sensibilizzare la parte istituzionale e normativa che spesso limita la crescita della bioeconomia”.

Il direttore di Cluster Spring, Mario Bonaccorso, ha spiegato che in occasione del Bioeconomy Day sono stati organizzati in tutta Italia una ventina di eventi, con il coinvolgimento di imprese, centri di ricerca, università e istituzioni. Bonaccorso ha sottolineato il ruolo da protagonista dell’agricoltura nella bioeconomia, indicata anche come “l’unica strada per conciliare sviluppo industriale con l’ambiente”.

Dal convegno è emerso inoltre che l’approccio bioeconomico può altresì essere uno strumento vincente di business. Sono state presentate esperienze di aziende agricole, imprese alimentari, multinazionali del settore chimico, industriale e delle utilities che affrontano con successo il mercato con i loro modelli di business che si fondano sull’utilizzo di sottoprodotti e biomasse, nonché sul riutilizzo di residui, fanghi e acque reflue depurate per sviluppare soluzioni innovative e sostenibili.

Il comparto della bioeconomia – hanno ricordato gli esperti del CREA intervenuti al convegno – in Italia vale oltre 360 miliardi di euro e dà lavoro a più di 2 milioni di persone. È un comparto dinamico, con un tasso di crescita del 10% annuo. Il settore primario e quello agroalimentare rappresentano oltre il 60% del valore della bioeconomia. Per quanto riguarda la Pac, le opportunità riguardo la bioeconomia ci sono e vanno colte a livello regionale. Secondo gli esperti del Crea, la profittabilità della bioecononia deve tuttavia essere resa più evidente alle aziende e c’è anche necessità di un maggiore trasferimento e diffusione presso le imprese agricole delle innovazioni offerte dalla ricerca applicata alla bioeconomia.

“L’agricoltura ha un ruolo centrale nell’ecosistema generale, – ha sottolineato il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – cosa sarebbero l’Italia e il mondo senza agricoltura? La centralità della la tenuta territoriale ha un suo ruolo e qui parte la sfida del futuro, di un modello agricolo fatto di innovazione, digitalizzazione, perché dobbiamo essere competitivi, dobbiamo limitare l’impatto sull’ambiente ed essere sempre più attenti alle sfide legate ai nuovi modelli nutrizionali”.

La presidente di Cluster Spring e amministratore delegato del Gruppo Novamont, Catia Bastioli (nella foto sopra), è intervenuta in video collegamento osservando come negli ultimi anni l’Europa, e in particolare l’Italia, abbiano affermato la propria leadership nel campo della bioeconomia circolare. ma le nuove direttive UE, come la proposta di Regolamento sugli imballaggi, ostacolano il settore in quanto “creano muri e non interconnessione tra i settori”. In definitiva, servirebbe un ambiente politico favorevole ad attrarre e mantenere l’innovazione, difendendo il primato del settore dall’avanzata di competitor agguerriti come Cina e USA che sono invece favoriti dai propri legislatori.

Cristina Latessa

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