Biodiversità, in Basilicata alla scoperta del Gelso Bianco

Gelso Bianco

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Vincenzo Caporale è l’Agricoltore Custode della Biodiversità per una vecchia varietà comune ed ampiamente distribuita in tutta l’area del Parco del Pollino. Le piante vetuste di gelso censite nel Parco sono relitti di una delle prime colture agrarie specializzate per la produzione industriale dei manufatti di seta (Bevilacqua,1996).

A darne notizia sono Domenico Cerbino e Pietro Zienna, entrambi  funzionari ALSIA a cui se deve una specifica sul frutto molto preziosa contenuta nel Supplemento monografico al numero 36 Agrifoglio “Gli antichi fruttiferi del Pollino” n.10.

Il frutto del gelso bianco è in realtà un falso frutto chiamato sorosio, di colore bianco-giallastro o nero (a seconda della specie) che diventa carnoso ed edule a maturazione (circa nel mese di luglio). Il Morus alba Gelso Bianco è una pianta piuttosto frugale e rustica, che resiste discretamente al freddo. S’incontra dalla pianura fino a 800 m di altitudine.I frutti del Morus alba sono commestibili, bianco-rosato, nerastri, dolci, e vengono impiegati per marmellate e sciroppi ad azione lassativa. Sono di sapore dolce anche se immaturi.

Questa specie esige terreni freschi, profondi, ben drenati ed esposizioni soleggiate. L’area più ricca di diversità è la Valle del Mercure con differenti tipi. Si localizzano in suoli fertili, aereati e ben drenati, quasi sempre ai margini di orti e giardini.

Osservazioni agronomiche:

Albero: vigore: medio; portamento: espanso. Epoca fioritura: II – III dec. di aprile. Raccolta: r. scalare dalla III dec. di giugno. Uso nella tradizione Consumo immediato per il loro gradevole sapore e dolcezza. Vengono preparati succhi o sciroppi.

È una varietà presente in molti siti di conservazione degli agricoltori custodi del Pollino e presso il sito di conservazione Alsia Pollino. Varietà iscritta nel repertorio regionale delle varietà in via di estinzione in base alla L.R.n.26/2008. Natura e livello di conoscenza Varietà già segnalata nel manoscritto “Il regno delle due Sicilie” nel 1853>>

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