Canova (Almaverde) è entrata nel biodinamico

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E’ come un fiume in piena Ernesto Fornari, direttore generale di Canova, divisione bio del Gruppo Apofruit e licenziataria del marchio Almaverde Bio per l’ortofrutta, oltre ad essere un fornitore per importanti marche del distributore. Le cose se non girano a mille, poco ci manca. I distributori non si fanno cercare, vengono loro a cercare chi fa biologico controllato, offrendo servizio e una ricca segmentazione dell’offerta, tale da soddisfare le più svariate esigenze di consumo. Canova è tutto questo.

“Dopo essere cresciuti a due cifre nel 2016 – spiega Fornari – nel 2017 abbiamo portato il fatturato, al netto degli scambi intra-gruppo, da 82 a 94 milioni di euro con bel +15%. La novità è che questa crescita, nel nostro caso, è legata in particolare all’espansione dei nostri prodotti all’estero, dove infatti la crescita è stata del 27%. Il 2017 ha inoltre segnato un ampio arricchimento della gamma, con varietà in esclusiva, varietà a club, puntando sulle novità rivolte soprattuto a una clientela giovane e dinamica ma pronte a coprire tutte le esigenze del mercato del biologico. E’ stato anche l’anno in cui siamo entrati nel biodinamico, affiancandolo al bio: è un altro canale in crescita con cui Canova si sta cimentando. Ci dà poi ragione il nostro impegno e coinvolgimento diretto, attraverso le Isole Bio di Almaverde, nell’aumentare nei punti vendita la presenza del prodotto sfuso. Supportiamo la GDO in questo. Gestire giorno per giorno direttamente le Isole Bio dà soddisfazione a noi, al distributore e al consumatore. E in effetti i consumi di questo tipo aumentano. Dall’altra parte, non trascuriamo di lavorare nella quarta gamma. L’accordo su questo fronte con Ortoromi è una cosa importante. Sei nuove referenze di estratti, zuppe e minestroni sono in lancio a Berlino. Stiamo facendo molta innovazione in questa direzione e anche nei preparati per i ristoranti, per esempio zucche tagliate a cubetto, perché oggi si mangia molto fuori casa”.

Insomma è “un bell’andare, anche solo rispetto a qualche anno fa”. Soprattutto, per chi, come Canova, si pone nei confronti del mercato come un grande specialista del bio. La crescita in Francia nel 2017 è stata quasi strepitosa: “galoppiamo”. La specializzazione ha portato a fare operazioni molto difficili se non impossibili per altri: sviluppare per esempio la Pink Lady Bio, una mela che il consumatore conosceva per il suo grande successo come mela convenzionale, il kiwi bio a marchio Zespri, le uve seed-less a club per mercati come quello francese.

“Serve specializzazione, certamente – afferma Ernesto Fornari – ma anche energia, sperimentazione e poi convinzione in quello che stiamo facendo. Per questo nel 2017 abbiamo inserito in azienda otto giovani laureati in tecnologie alimentari. Investiamo sui giovani, avremo un supplemento di energia”.

Un altro aspetto che ha caratterizzato l’attività recente di Canova sono stati gli investimenti in tecnologie per la preparazione dei prodotti. Una scelta strategica. Tecnologie sempre più dedicate, che cambiano il modo di lavorare e che alla fine – è una nostra considerazione – cambiano il mondo dell’ortofrutta, che è sempre e soprattutto agricoltura (che offre la materia prima che deve avere qualità e sicurezza come pre-requisiti) ma è anche e sempre di più agro-industria, controllo su mezzi di produzione vicini a quelli del settore alimentare. (a.f.) 

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