Anche in Basilicata si fa strada la necessità di una filiera biologica garantita e certificata a partire dalla produzione delle sementi. L’intesa raggiunta tra Conferenza delle Regioni e Ministro alle Politiche agricole alimentari e forestali, Stefano Patuanelli, nei giorni scorsi, definisce i criteri e le modalità per l’attuazione degli interventi destinati alle forme di produzione agricola e di promozione di filiere e distretti di agricoltura biologica, a valere sul “Fondo per l’agricoltura biologica”, avrà ripercussioni positive sul comparto regionale dell’agricoltura biologica che continua a registrare una fase di espansione.
La legge nazionale sul biologico approvata definitivamente il 2 marzo scorso sblocca 3 miliardi di euro di nuovi finanziamenti verso un comparto che ad oggi, in Italia, vale 7,5 miliardi di euro.
La Basilicata ha una notevole propensione a questo tipo di produzione, vaste aree protette, che possono essere destinate interamente al biologico, grande disponibilità di risorse naturali, buona presenza di addetti all’agricoltura unitamente alle attività turistiche, agrituristiche e culturali che si svolgono sul territorio regionale dove circa un quarto della Sau – superficie agricola utile – regionale è destinata a questo metodo di produzione.
Tale obiettivo, tuttavia, non può essere raggiunto esclusivamente attraverso ulteriori adempimenti burocratici a carico delle imprese, in particolare in un momento di totale incertezza di mercato e con fluttuazioni dei prezzi che complicano notevolmente le scelte aziendali anche nell’immediato futuro. Ne sono convinti amministratori e parti sociali, specie del sud Italia.
Come è stato ribadito da Coldiretti Bio la crisi ucraina sta avendo, anche per l’agricoltura biologica, gravi ripercussioni nel sistema produttivo, in particolare per quel che riguarda il mercato dei cereali e la mangimistica. Il MIPAAF, infatti, anche su richiesta delle organizzazioni di settore, sta sostenendo interventi per favorire la produzione biologica nazionale anche con norme specifiche in tema di rotazioni e di deroghe per i mangimi.
In tale scenario la circolare ministeriale non tiene però in nessun conto le condizioni emergenziali del momento. Il Piano nazionale delle sementi biologiche, previsto all’art. 8 della legge n. 23 del 9 marzo 2022, può essere invece lo strumento utile per favorire la riduzione delle deroghe e l’utilizzo di semente biologica, individuando risorse e incentivi per favorire il ricorso alla produzione e all’uso di sementi biologiche senza aumentare la burocrazia e gli adempimenti a carico delle imprese.
La Coldiretti quindi attende che si inizi a lavorare fin da subito per la definizione di un Piano sementiero che possa realmente dare risposte alla esigenza di sviluppare nel nostro Paese una filiera bio che possa partire dalle sementi certificate.
Maria Ida Settembrino