La crescita del biologico in Italia non conosce limiti, sia in termini di numero di operatori certificati sia in termini di superficie agricola, avvicinandosi all’obiettivo dell’Unione europea del 25% delle coltivazioni in bio entro il 2025. “Il settore continua a crescere ma non con la determinazione che serve per l’obiettivo che l’Italia si è data. Su mia iniziativa abbiamo voluto istituire un tavolo politico con le associazioni, per fare questo percorso insieme. Far mangiare bene i nostri figli è un momento irrinunciabile e il mondo del bio può dare certezze in questo senso. Dobbiamo aiutare le aziende, anche con la formazione, nel processo di certificazione, per evitare inciampi. La grande credibilità del prodotto italiano passa dalla qualità ma anche dalla certificazione e dai controlli. Tanto che il 40% dei prodotti bio consumati nel nord Europa è italiano”. Queste le parole che Luigi D’Eramo, sottosegretario al ministero delle Politiche agricole, della Sovranità alimentare e delle Foreste, ha pronunciato durante il convegno “La crescita del biologico e i consumi fuori casa: sinergie per la sostenibilità”, tenutosi nell’ambito di Sol&Agrifood-B/Open (Veronafiere, 2-5 aprile 2023).
Gli ambiziosi obiettivi europei della ‘Farm to Fork’, piano decennale 2020-2030, puntano alla realizzazione di un sistema alimentare sostenibile e alla trasformazione entro il periodo del 25% dei terreni agricoli europei in colture destinate all’agricoltura biologica; per questo si impone al sistema di produzione agricolo biologico, il più virtuoso dal punto di vista della sostenibilità, di trovare ulteriori vie di sbocco per continuare a crescere nei prossimi anni.
Servono interventi per il salto definitivo del bio
Secondo gli ultimi dati AssocertBio, l’Associazione degli organismi di certificazione del biologico, presentati in anteprima, l’Italia è già al 17% della superficie agricola in biologico, sale anche la superficie con un aumento di circa 94 mila ettari (+4,31% rispetto al 2021), mentre 91.784 sono gli operatori biologici, contro i 86.144 del 2021. “La crescita continua ma, considerando gli obiettivi che ci siamo dati come Italia nell’ambito del FarmToFork, bisognerebbe portare della superficie agricola biologica alla doppia cifra – ha detto Riccardo Cozzo, presidente di AssocertBio (nella foto sopra) – e questo sarà possibile solo se si metteranno in atto determinate azioni per rendere ancora più ‘appetibile per gli operatori, un settore che attualmente necessita di interventi di semplificazione e di riduzione del carico burocratico”.
Anche nei primissimi mesi del 2023, secondo l’Osservatorio di AssocertBio, i dati tendenziali evidenziano una sostanziale tenuta da parte del ‘sistema bio’, con una crescita di 294 unità (+0,34%), mentre per quanto riguarda le superfici si registra una sostanziale tenuta con circa 6.000 ettari certificati in più (+0,27%). Calabria, Sicilia e Puglia si confermano nel periodo le Regioni con il maggior numero di operatori biologici. “Si tratta di dati che vanno letti tenendo in considerazione il fatto che gli ingressi di nuovi operatori non sono mai avvenuti in maniera significativa ad inizio anno”, ha osservato il presidente. “Ci si aspetta un tasso di crescita più importante nei prossimi mesi, che sarà più o meno concentrata in un determinato periodo a seconda della collocazione delle scadenze dei bandi PSR delle diverse Regioni”.
“Si può affermare, in conclusione, che il settore del Biologico ha continuato la sua crescita per tutto il 2022 e che ci si aspetta una crescita più significativa, nei prossimi mesi, rispetto a quella riscontrata nel primo bimestre del 2023. Il PAN BIO – che verrà illustrato in una prossima riunione del Tavolo Tecnico ministeriale dell’Agricoltura Biologica – oltre ad essere una opportunità per individuare delle strategie atte ad aumentare i consumi dei prodotti biologici nel nostro Paese, rappresenta anche una occasione per mettere in atto degli strumenti utili ad innalzare i tassi di crescita e rendere meno lontani gli obiettivi del 25% della SAU BIO indicato dalla strategia europea FARM TO FORK ”, ha aggiunto il presidente Cozzo.
Infine, secondo il presidente di Assocertbio, la revisione del Dlgs 20/2018 e i Decreti attuativi previsti dalla legge nazionale sull’agricoltura biologica rappresentano non solo una opportunità per un miglioramento dell’efficienza del Sistema di Controllo e Vigilanza ma anche l’occasione per individuare una azione di semplificazione finalizzata alla riduzione del carico burocratico. Quest’ultimo infatti costituisce (insieme all’apparato sanzionatorio previsto da Dlgs 20/2018) un freno all’ingresso (e alla permanenza) di operatori nel Sistema del Biologico.
L’interesse della ristorazione
La ristorazione sta riprendendo quota, con un aumento del 14% del 2022 rispetto al 2019. “Non bisogna però confondere sostenibilità con certificazione – ha affermato Riccardo Uleri di Longino&Cardenal -; il ristorante è attento alla sostenibilità, ma non dà grande valore alla certificazione, compresa quella bio. Occorre quindi fare un passo avanti anche nel marketing e nella comunicazione ed evidenziare che solo una minoranza degli ingredienti utilizzati nel ristorante è bio, significa affermare che la maggioranza non lo è. Rischierebbe di diventare un autogol”.
Cresce il valore della sostenibilità
Secondo una ricerca esclusiva di TheFork per B/Open su oltre 2500 ristoratori e consumatori, l’86% dei ristoranti si è dichiarata attenta alla sostenibilità negli ultimi due anni.
“L’uso di materie prime di qualità, sostenibili e biologiche – ha affermato Valentina Quattro di TheFork – è elemento fondante sia per il 46% dei ristoratori che utilizzano più del 20% dei prodotti bio, che per l’83% dei consumatori che danno grande importanza alla qualità bio e sostenibile delle materie prime nei piatti”. Ma perché scegliere la sostenibilità per il futuro della ristorazione? Per quasi un ristoratore su due è per motivi etici ma c’è anche chi, e sono il 40%, crede che la sostenibilità sia un’opportunità per risparmiare sui costi.
Fonte: Ufficio Stampa Sol&Agrifood e Assocertbio