Attente alle tinture per capelli, spesso fanno male

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I prodotti per la tintura dei capelli sono tra i prodotti cosmetici più pericolosi. Nella sensibilità comune è abbastanza chiaro che trattandosi di prodotti che tingono, o schiariscono i capelli, sono molto ricchi di prodotti chimici aggressivi.

La più conosciuta è l’ammoniaca, che in molti prodotti moderni non c’è più. Ma i rischi vanno oltre quello che le persone normalmente immaginano. Nel 2001 uno studio autorevole dell’Università della California (‘Use of permanent hair dyes and bladder-cancer risk’ Int J Cancer. 2001 Feb 15;91:575-9.) aveva inequivocabilmente dimostrato che le tinture per capelli provocano il cancro.

Dallo studio era risultato che per le donne che si facevano una tinta al mese il rischio cancro raddoppiava sino a triplicare se l’uso raggiungeva i 15 anni o più. Diventava poi pari a 5 volte superiore per le lavoratrici che quotidianamente le avevano fatte nei saloni di bellezza per almeno 10 anni consecutivi. Uno studio importante e molto accreditato che aveva fatto tremare molte donne che sino a quel momento avevano temuto al massimo qualche effetto irritante o allergico.

A distanza di alcuni anni, nel 2006, l’Unione Europea ha cominciato a muoversi ma molto lentamente, mettendo al bando alcuni additivi. Ma era chiaro che il rischio era molto superiore ed esteso a tutto il settore delle tinture.

Quindi il 3 agosto 2012 la Commissione Europea ha emanato una direttiva (la L208 del 3/8/12) in cui facendo riferimento proprio allo studio dell’Università della California sopra citato, afferma chiaramente che il rischio tumore è realmente connesso all’uso delle tinture per capelli. Questa direttiva aggiunge alcune sostanze chimiche al lungo elenco delle sostanze proibite nei cosmetici (l’elenco completo è presente nella Direttiva sui cosmetici 76/768/CEE, costantemente aggiornata).

Un passo importante. Sappiamo che molti studi escono continuamente puntando il dito contro questo o quell’additivo (ad esempio, recentemente, sulla cancerogenicità dell’additivo E150d contenuto in molte bevande). Ma raramente a questi studi segue una qualche azione/dichiarazione dell’Unione Europea.

Nella direttiva L208 del 3/8/12 la Commissione scrive della necessità di testare i prodotti in una maniera più efficiente ed adottare delle strategia per vigilare sugli effetti tossici delle tinture per capelli. Nel frattempo capiamo bene che bisogna stare lontani da questi tipi di prodotti. Troppi rischi, ne vale la pena?

Anche dei cosiddetti prodotti naturali per la tintura dei capelli c’è veramente poco da fidarsi. Una ricerca del 2011 condotta dal settimanale ‘Il Salvagente’, dedicato ai consumatori, ha smascherato, su 8 campioni presi in esame (tra erboristerie, negozi biologici e vendita online), ben 5 tinture naturali fasulle. Solo tre tinture (Logona, Lush e Sante), infatti, potevano vantare il 100% di prodotti esclusivamente vegetali. Gli altri, invece, avevano nella propria composizione (come da etichetta) degli ‘aiutini chimici’ come, per esempio, il picramato di sodio, una sostanza sintetica che potenzia il colore ed esalta i toni del rosso.

Quindi si alle tinte naturali per capelli (henné rosso, henné nero, henné neutro), no alle tinte chimiche. 

Ma anche delle ammine aromatiche alla resorcina, un fissante che aiuta a far attecchire i pigmenti, e alcuni composti conservanti alogeno-organici, tra cui la più usata è la parafenilendianina, un allergene molto potente, che trai vari effetti ha quello emoliente rendendo la cute più permeabile e quindi anche più vulnerabile alle sostanze chimiche.

Come regolarsi?

Non tingersi i capelli sarebbe l’ideale: oramai i capelli bianchi vanno quasi di moda, o se non lo sono… potete sempre coprire i capelli bianchi usando le erbe tintorie. Se proprio vogliamo comprare un prodotto per la tintura dei capelli almeno leggiamo bene l’etichetta, ovviamente. Come prima indicazione (molto generica): gli ingredienti di origine vegetale sono scritti in latino, gli agenti chimici, invece, sono solitamente scritti in inglese.

(fonte: rischio chimico)  

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