Assosementi: “Le NGT sfidano il clima e possono trovare soluzioni precise in modo rapido”

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Nuove tecniche genomiche, sì o no. Il dibattito è aperto e oscilla tra chi ritiene che non sia quella la strada da intraprendere perché le profonde mutazioni climatiche ci stanno dicendo che non bisogna insistere sulla creazione di individui tutti uguali e chi osserva e sperimenta, con sguardo attento alle eventuali ripercussioni negative che le tecniche potrebbero avere sull’ambiente. Silvia Giuliani, biotecnologa di Assosementi, ritiene che le NGT rendano “solamente più semplice e veloce quello che da sempre viene fatto” in natura.

–  Dottoressa Giuliani, qual è la differenza tra NGT e OGM? 

“È una domanda che si sono posti in molti. Per rispondere è opportuno fare alcune precisazioni preliminari per non alimentare oltre la confusione nell’opinione pubblica che si trascina ormai da molti anni. Bisogna innanzitutto precisare che con il termine “OGM” si intende genericamente un organismo che ha subito una modifica genetica. Di per sé questo termine non ci racconta molto di quello che è successo nel genoma di una pianta, sulle caratteristiche introdotte e sulla tecnica usata per ottenerla, salvo il fatto che rispetto ad una situazione precedente è ora presente una modifica nel DNA. Agli inizi degli anni 2000, quando si parlava di OGM, ci si riferiva alla situazione e ai timori riguardo l’immissione in commercio e la coltivazione di varietà ottenute con le biotecnologie dell’epoca (ossia la transgenesi). Il termine stesso “OGM” e il clima mediatico che ne scaturì determinarono nell’opinione pubblica profonde incertezze e riserve riguardo i possibili rischi per la salute umana e per l’ambiente. Oggi il termine OGM continua ad essere riproposto quale sinonimo delle più recenti NGT. Tuttavia, vale la pena specificare che con il termine OGM si intende un generico prodotto modificato, mentre con il termine “NGT” si intende un insieme di nuove e diverse tecniche che consentono di intervenire sul genoma, generando risultati anche molto diversi tra loro. Ad alimentare la confusione circa questo argomento ha poi certamente contribuito l’interpretazione data dalla sentenza della Corte europea di luglio 2018, che ha fatto ricadere i prodotti ottenuti con tecniche NGT nel campo di applicazione della Direttiva 2001/18/CE, la cosiddetta direttiva OGM. In questo modo, vi è stata un’equiparazione burocratico-formale tra i prodotti ottenibili con NGT e gli OGM. Da un punto di vista tecnico e scientifico però ci sono enormi differenze, che sono valse il premio Nobel alle scopritrici della tecnica alla base delle NGT. Infatti, mentre nel caso della transgenesi sono generalmente introdotte nuove sequenze geniche derivate da altre specie, con le tecniche NGT possono essere introdotte variazioni analoghe a quanto si potrebbe verificare spontaneamente in natura per mutazione o con metodi di miglioramento varietale convenzionali. Inoltre, a differenza di altre tecniche di mutagenesi che generano alterazioni casuali della sequenza nel genoma, le NGT determinano modifiche in posizioni precise”.

– Perché investire nella direzione delle NGT? 

“Dall’avvento dell’agricoltura l’uomo ha cercato di guidare l’evoluzione delle piante selezionando quelle più utili. Le NGT rendono solamente più semplice e veloce quello che da sempre viene fatto. Sono tecniche che possono essere utilizzate per il miglioramento delle varietà coltivate, solo che rispetto a quelle fino ad ora disponibili risultano molto più precise e veloci.
Il commercio globalizzato porta ad una rapida diffusione di nuovi patogeni e i cambiamenti climatici ci pongono davanti a sfide che richiedono soluzioni sempre più rapide. Lo sviluppo di varietà con resistenze a malattie o più adatte a stress ambientali richiede decenni con le tecniche tradizionali. Le NGT permettono di accorciare questo processo ad anni, anziché decenni”.

– Crede davvero che il forte incremento della popolazione mondiale debba essere gestito dal mondo dell’agricoltura e che si debba aumentare la produzione alimentare invece che incidere su altri aspetti legati alla crescita demografica di una parte del mondo e alla decrescita di un’altra, quella ricca?

“La relazione tra incremento demografico e disponibilità di risorse, in particolar modo agricole, è un problema di vecchia data. Il primo ad affrontarlo con una visione scientifica è stato l’economista inglese Thomas Malthus. L’elemento che Malthus aveva però trascurato e che ha permesso di scongiurare il verificarsi degli scenari più cupi è l’innovazione, di prodotto e di processo. L’innovazione vegetale, quella ottenuta attraverso il miglioramento genetico, ha contributo in maniera preponderante all’incremento e alla stabilizzazione delle rese produttive, che a loro volta hanno permesso di sfamare e anche di nutrire meglio la popolazione in crescita. Le NGT non sono certamente l’unica soluzione per soddisfare i bisogni di una popolazione in crescita, ma rappresentano uno strumento molto promettente per garantire quel grado di innovazione necessario a ottenere produzioni quantitativamente sufficienti e di qualità, senza dover incrementare i terreni coltivati”.

– In che senso mediante le NGT è possibile migliorare la sostenibilità delle colture?  

“La crescita della domanda alimentare non deve aumentare la pressione sull’ambiente. L’agricoltura sostenibile mira a ottimizzare l’utilizzo delle risorse naturali e dei mezzi tecnici senza ridurre le rese produttive. In questo contesto le NGT possono svolgere un ruolo importantissimo, consentendo di mettere a punto piante più resistenti a malattie e in grado di fornire rese stabili in condizioni di carenza o di eccesso idrico, di carenza di nutrienti, di salinità del terreno o di gelate, solo per fare alcuni esempi. Negli ultimi decenni, in campo vegetale così come in campo umano, grazie a numerosissimi progetti di sequenziamento presso Università ed enti di ricerca di tutto il mondo è stato possibile identificare numerosi geni coinvolti nei processi biologici. Avere a disposizione queste informazioni apre incredibili possibilità per il miglioramento delle varietà vegetali e le NGT sono una tecnologia che ne permetterebbe di utilizzare al meglio le potenzialità.
Anche un recente studio della Commissione europea ha permesso di evidenziare come le NGT possano contribuire a un sistema alimentare più sostenibile come parte degli obiettivi del Green deal europeo e della strategia Farm to Fork, così come lo studio pubblicato recentemente dall’HFFA Research mostra le potenzialità di alcuni prodotti NGT su cui la ricerca europea sta lavorando”.

– Il cambiamento climatico e ciò che ne consegue non ci sta insegnando che le linee complesse invece delle linee pure costituite da individui tutti uguali sono la strada da percorre per contrastare gli effetti dell’imprevedibilità del clima? 

“Per contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici il supporto del miglioramento genetico risulta fondamentale. È estremamente importante identificare, nella biodiversità esistente, quali siano i caratteri che permettono alle piante di resistere a condizioni ambientali avverse o attacchi di patogeni. Le NGT sono un insieme di tecniche che possono essere utilizzate per ottenere, in tempi molto rapidi, varietà che accorpano numerose caratteristiche di sostenibilità, utili a garantire rese stabili in condizioni avverse. La coltivazione di varietà uniformi e stabili, siano esse linee o ibridi, ha da sempre fornito agli agricoltori ed alla filiera garanzie qualitative. Una alternativa di cui oggi si discute sono ad esempio le popolazioni evolutive. Bisogna considerare però che, a fianco di alcuni vantaggi che questo materiale potrebbe offrire, l’allevamento di popolazioni in cui le piante sono costantemente in competizione tra loro potrebbe condurre a selezionare anche per caratteri controproducenti. Ne è un esempio, nelle popolazioni di frumento, la tendenza a prevalere della pianta più alta perché intercetta meglio la luce. Il miglioramento varietale operato dall’uomo ha invece introdotto col tempo piante di taglia sempre più bassa perché non allettano ed investono le energie nella produzione delle spighe, garantendo rese più elevate nonché piante più sane da un punto di vista fitosanitario”.

– Che cosa preoccupa gli ambientalisti e come rispondete?

“Ciò che preoccupa gli ambientalisti è l’esclusione dei prodotti NGT dalle norme che regolano gli OGM. Bisogna innanzitutto sottolineare che il dibattitto per una regolamentazione diversa rispetto agli OGM riguarda solamente le modifiche (cisgenesi e genome editing) che si sarebbero potute verificare anche spontaneamente in natura. Per questo tipo di modiche, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) nella pubblicazione dello scorso aprile ha chiarito che le piante ottenute mediante questo tipo di NGT non presentano rischi diversi rispetto alle tecniche di selezione convenzionali ed ha inoltre concluso che anche eventuali mutazioni fuori bersaglio, che potenzialmente potrebbero verificarsi, sono dello stesso tipo e in numero inferiore rispetto a quelle della selezione convenzionale”.

– Non credete che sia pericoloso – o che comunque desti preoccupazione – il fatto che i brevetti siano nelle disponibilità di pochi soggetti? 

“Rispetto ai vecchi OGM queste tecniche sono molto semplici e già oggi molte Università ed enti di ricerca sono attivi in progetti di ricerca in tal senso. Inoltre, il costo molto contenuto non ne limita – a differenza delle ben più costose tecniche transgeniche – l’utilizzo a pochi soggetti. Ciò che, invece, potrebbe essere controproducente è mantenere queste tecniche nel campo di applicazione della normativa OGM che prevede iter di valutazione molto complessi e costosi che, probabilmente, potrebbero permettersi soltanto le grandi compagnie”.

Chiara Affronte

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