Erika Manfredi è una giovane imprenditrice calabrese dell’altopiano silano con la passione per il mirtillo gigante americano. Il Colle dei Mirtilli, questo il nome dell’azienda biologica, si trova ai piedi della Crista d’Acri, in provincia di Cosenza ed è incentrata esclusivamente sulla coltivazione del Vaccinium Corymbosum (mirtillo gigante americano) del quale vengono coltivate due varietà: Duke a maturazione precoce, che fruttifica tra giugno e luglio e Berkeley a maturazione medio-tardiva, che fruttifica tra luglio e agosto.
“La mia azienda agricola ha attualmente una struttura ibrida. Una parte è certificata bio e una parte è in conversione, ma tra qualche mese termina il periodo di passaggio necessario per ottenere la certificazione”.
L’azienda, contornata da alberi di pino silano, è posta ad un’altitudine di 850 m s. l. m. e si estende su una superficie di 6 ettari due dei quali sono dedicati alla coltivazione del mirtillo. Il Vaccinium Corymbosum “Non è una pianta tipicamente calabrese, quindi decidere di creare un mirtilleto in Calabria è stata una scelta coraggiosa nonché molto impegnativa sia dal punto di vista colturale che commerciale. La sfida primaria che ‘Il Colle dei mirtilli’ può oggi dire di aver vinto, in poco tempo, è quella di essere riuscita ad affiancarsi ed essere competitiva con aziende affermate nel settore dei piccoli frutti”.
– Perché’ il mirtillo?
“Qualità: è risaputo, i frutti di bosco in primis i mirtilli hanno una serie di proprietà nutritive, benefiche e curative quasi uniche. Vocazione del terreno: il mirtillo gigante americano è un’ arbusto classificabile come frutto di bosco, come tale richiede una determinata altitudine e un giusto PH del terreno. Inoltre è una pianta appartiene alla famiglia delle ericacee e in seguito ad una serie di analisi effettuate sul suolo sul quale si voleva creare l’impianto abbiamo riscontrato una forte presenza, anche in epoche passate di piante appartenenti proprio alla famiglia dell’ericacee. Questo dato ci ha offerto la prima intuizione della possibilità dell’impianto. Immediatamente abbiamo effettuato delle analisi al terreno e abbiamo riscontrato anche un PH ottimale, ovverosia quella giusta acidità che il mirtillo richiede dal terreno. Il nostro terreno era vocato alla coltivazione di questi piccoli frutti. Il fine che ci siamo posti come azienda è quello di offrire un prodotto eccellente. Ora, vari sono gli aspetti che vanno ad incidere sulla qualità di un prodotto, è chiaro che il terreno svolge un ruolo centrale. Quindi uno degli aspetti primari resta per noi una rigida attenzione e un rigoroso studio del terreno dell’impianto. I nostri frutti vengono coltivati in pieno campo, non in vaso, su un terreno completamente incontaminato, e senza far uso di sostanze chimiche che oltre ad alterarne le qualità né altererebbero il naturale sapore. Altro aspetto importante resta per noi, la pacciamatura, da effettuare dopo aver effettuato le misurazioni del PH, per la quale utilizziamo esclusivamente aghi di pino raccolti in azienda. Punto, a mio avviso, centrale è il fatto che in azienda tutto viene svolto rigorosamente a mano, dalla pulitura delle piantine fino alla raccolta del frutto. Questo contatto diretto tra piantina e essere umano fa si che la pianta capti l’energia e il calore umano. Il progetto che cerco di portare avanti è, certo, in primis una coltivazione di alta qualità del piccolo frutto, e quindi mediante il metodo di coltivazione biologico, una coltivazione che definisco infatti coltivazione morale perché condotta e nel rigoroso rispetto del frutto, della natura e del suolo in genere, e nel rispetto del consumatore. A questo unisco un’altra idea che è quella di, tramite le visite in azienda, far riavvicinare l’uomo alla natura con lo scopo di far riscoprire ed apprezzare la bellezza naturale, allontanandoci dell’oppressione della vita quotidiana, riappropriandoci, anche se per poco tempo di ciò che io definisco lusso della contemplazione naturale ormai lasciata da parte nella frenesia della quotidianità. Conduco, quindi, la mia azienda, cercando costantemente di unire il sapere storico-filosofico, mai abbandonato nel corso degli anni, con la mia coltivazione. Lo studio della filosofia mi ha inculcato tre principi sui quali ho deciso di impostare la mia azienda: rigore, spirito critico e continua ricerca. È in questo consiste la mia personale applicazione pratica della filosofia”.
– Progetti futuri?
“Testato il prodotto sul mercato e considerati i positivi riscontri abbiamo in progetto di ampliare l’azienda con una cultivar tardiva per soddisfare l’elevata richiesta del periodo tardo estivo. Offrire un prodotto trasformato di alta qualità. Fino ad ora oggi ci siamo soffermati solo sul prodotto fresco, ma abbiamo ampliato la gamma dei prodotti addentrandoci nell’ambito della trasformazione. L’agricoltura biologica, intesa come metodo di coltivazione alternativo all’agricoltura convenzionale o tradizionale va ad incidere su vari aspetti che interessano sia la gestione di una determinata azienda agricola, sia, ovviamente, sulla produzione stessa. Con il metodo di coltivazione bio portiamo avanti come fine principale non il raggiungimento di un alto livello di produzione in termini quantitativi bensì qualitativi. La resa del prodotto, a volte, è inferiore a quella ottenuta con metodi di coltivazione non biologici. Eliminando l’uso di fertilizzanti, erbicidi o fitofarmaci viene sfruttata la sola sostanza organica presente nel suolo dell’impianto, riuscendo cosi a garantire, ai consumatori, un alimento salubre e sicuro. È chiaro dunque che il prodotto certificato bio è qualitativamente superiore dal punto di vista dei composti nutrizionali. Il mirtillo è un frutto annoverato e riconosciuto come superfood grazie alle qualità benefiche e curative proprie di questo piccolo frutto blu, pertanto è gioco forza per la me e la mia azienda seguire rigidamente il metodo di coltivazione biologico al fine di offrire un prodotto, sia fresco che trasformato, realmente ricco delle proprietà salutari insite al frutto. Le motivazioni che spingono un imprenditore agricolo ad una conversione al biologico sono: innanzitutto, come detto, garantire un prodotto eccellente qualitativamente. La forte responsabilizzazione di fronte alle evidenti problematiche ambientali. Dedicarsi all’agricoltura biologica significa puntare sulla tradizione per innovare, portando avanti un’agricoltura virtuosa e sostenibile salvaguardando la salute del suolo. Ormai il prodotto bio non è più scelta di pochi, la richiesta di alimenti biologici è diventata un’abitudine consolidata, e la naturale risposta è una maggiore diffusione del bio nella GDO che chiede alle aziende il conferimento di tali prodotti. Quindi si può sostenere che il biologico è diventato un modello produttivo in crescita. Decidere di avviare una produzione biologica, entrare nel registro delle aziende biologiche significa seguire un percorso non del tutto semplice, ma doveroso nei confronti del consumatore, consistente in una serie di ispezioni, controlli per verificare la conformità alle norme sulla produzione bio. Bisogna, prima di ogni altra cosa, seguire una serie di disposizioni disciplinati rigidamente dal regolamento CE n. 834/2007 e dal regolamento d’esecuzione CE n. 889/2008”.
Maria Ida Settembrino