Api e viticoltura, dal rapporto stretto nasce la linea di vini bio Vola Volè

Vola Volè

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Api&viticoltura, il rapporto c’è ed è pure stretto: “le api infatti stanno nei vigneti biologici dove sono protette, in quelli convenzionali non ci sono, poi c’è anche un collegamento tra le api e i lieviti di fermentazione. Da otto anni selezioniamo i lieviti dai pollini provenienti da alveari posizionati in prossimità di piante del nostro territorio, dal biancospino a castagno, mora, ciliegio, sulla e trifoglio”. A spiegare a GreenPlanet la genesi della linea di vini bio Vola Volè, che in etichetta porta disegnata una simpatica apetta e la sua danza ad otto per comunicare alle compagne dove stanno i fiori ricchi di nettare, è Camillo Zulli, direttore di Bio Cantina Orsogna, grande realtà cooperativa (350 soci circa) produttrice di vini “green”. Tra Orsogna (CH) e comuni limitrofi la cooperativa conta 1400 ettari biologici, con il 50% condotto in biodinamica che la porta a collocarsi al secondo posto in Europa per produzione di vini biologici, e a distinguersi come prima al mondo per la produzione di vini biodinamici.

Il direttore Zulli l’abbiamo incontrato presso l’azienda agricola Mirella Marchegiani a Filetto (CH), aderente alla cooperativa Bio Cantina Orsogna, in occasione di un press tour organizzato per la Giornata mondiale delle api da Miele in Cooperativa e Confcooperative Fedagripesca nell’ambito di “Generazione Honey”, campagna di comunicazione promossa da Agri Rete Service e finanziata dal MASAF. “Abbiamo sei lieviti da cui fermentiamo da otto anni i nostri vini Vola Volè. I lieviti in genere sono standardizzati, noi invece usiamo lieviti del territorio. Vola Volè Bee è un passo avanti rispetto ai lieviti industriali. Poi ci sono stati altri passi avanti con Vola Volè Maiella National Park, vini fermentati con i lieviti selvaggi selezionati dai frutti mbriachelli della Maiella. Poi abbiamo arricchito la linea con Vola volè Seven Dots (coccinella in etichetta) e Vola Volè Free Flyways (uccelli migratori)”.

“I lieviti di fermentazione, quindi la parte microbica – osserva a GreenPlanet il direttore Zulli – , sono fondamentali per dare identità al vino quanto il vittigno e il territorio, se standardizzi questa parte perdi molto in qualità. Noi in Vola Volè cerchiamo di portare dentro il territorio in assoluto”.

Quanto questi vini siano amici della biodiversità lo dimostra anche l’iniziativa lanciata a Vinitaly “Vola Volè vale 1 mq di biodiversità” che prevede, per ogni bottiglia acquistata, la semina a varie colture di un metro quadro di un campo da 100 metri quadri appositamente preso in affitto per cerare un immenso parco di biodiversità fruibile al pubblico”.

“Quando siamo partiti con l’apetta sull’etichetta dei vini, qualcuno ci guardava con un sorrisetto scettico, non convinto dall’accostamento – conclude Zulli – Invece la linea, è piaciuta, sia per il messaggio offerto che per la qualità del prodotto e oggi vendiamo 300mila bottiglie all’anno di Vola Volè”.

Cristina Latessa

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