Amitrano(Selex): La ‘tempesta perfetta’ colpisce i discount più dei supermercati

AMITRANO CEDIGROS

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La corsa delle referenze bio nella grande distribuzione è a rischio contrazione a causa della spinta inflativa e del grande differenziale di prezzo tra prodotti convenzionali e bio che oscilla intorno al 40%.

La variabile di questo aggiornato scenario di mercato è che, in questa ‘tempesta perfetta’, così chiamata dai principali esperti di mercato, ci sono finiti anche i discount, che stanno pagando più dei supermercati lo scotto della deriva inflativa per le loro politiche di ‘every day lowest price’ (lett.: ‘ogni giorno i prezzi più bassi’ per parafrasare il diktat dei retailer nato dal Covid di ‘every day low price’, ossia ‘ogni giorno prezzi bassi’).

Ne parliamo con Giancarlo Amitrano responsabile acquisti ortofrutta e IV Gamma di CEDIGROS, centrale di acquisto del Gruppo Selex, che nel corso del 2022 ha risalito il ranking dei principali retailer italiani collocandosi al secondo posto dopo Conad, seguita  da Coop Italia.

– Come si sta orientando il vostro Gruppo sulla gestione del settore biologico in questa fase particolarmente difficile con i margini degli operatori di tutta la filiera, ridotti all’osso?

“Dal punto di vista dalla politica assortimentale nulla è cambiato – ci spiega Amitrano in un’intervista esclusiva per GreenPlanet -. Le referenze bio, complessivamente considerate sul totale venduto, rappresentano, in maniera piuttosto stabile, il 10-15% del totale. In questo senso, forse noi non siamo un esempio molto performante per il settore biologico ma sicuramente abbiamo importanti margini di miglioramento grazie a queste potenzialità inespresse, anche se non penso che, allo stato attuale, il settore bio possa aumentare i consumi”.

– In che senso?

“Quello che stiamo notando è che, con l’avanzare della crisi e la riduzione del potere di acquisto dei consumatori, la parte biologica è quella che patisce di più”.

– Insomma la crisi economica globale sta vanificando la mega operazione europea di building demand per cui l’Unione Europea stanzia ogni anno, per gli Stati Membri, circa un miliardo di euro da ripartirsi?

“Ho paura di si, perché il delta di prezzo tra prodotto convenzionale e prodotto bio è ancora alto e si assesta intorno al 40% in più per quello certificato”.

– In questo contesto, come buyer operate delle scelte sulle referenze a favore di quelle che registrano una maggiore rotazione di volumi?

“Noi lavoriamo con Almaverde Bio che completa la nostra proposta assortimentale. Le referenze che funzionano di più sono, ad esempio, le banane bio o che le zucchine. In quest’ultimo caso però si tratta di un prodotto che soffre in termini di produzione. Non è facile produrle in bio, soffrono in termini di produzione, dacché ci si trova, alle volte, ad avere ammanchi di volumi portandoci a registrare inevasi che, per questa referenza, potrebbero per contro esprimere volumi più importanti”.

– Quali altre referenze di prodotti bio potrebbero navigare bene in questa buriana economico, politica e ambientale?

“Anche tutta la linea dei pomodorini cherry rossi ha ottime possibilità di risalire in termini di consumo; come pure gli agrumi ed in particolare i limoni bio che esprimono volumi interessanti senza problemi di disponibilità”.

– Queste referenze potrebbero essere il perno di una crescita del bio nel vostro assortimento già da quest’anno?

“Quando le ho parlato di una quota del 10-15% mi riferivo alla previsione di chiusura 2022, sulla base del nostro storico, e quindi includendo già anche le referenze più performanti, inclusi gli agrumi. Per il 2023 non credo ci possano essere crescite importanti. Anzi, se la crisi dovesse perdurare, prevedo un’ulteriore contrazione del bio ma, ad oggi, non è possibile prevedere di quanto”.

– I supermercati stanno cercando di evitare appesantimenti della spesa delle famiglie italiane lavorando sia sui propri margini che su quelli alla produzione…

“Qui la devo fermare perché le richieste dei produttori, per quanto ci riguarda, e in considerazione delle contrattazioni e di tutte le possibili limate che è necessario fare, vengono sempre accolte sulla base dell’andamento del mercato. Certo la voce di un singolo imprenditore non viene presa in considerazione ma si raggiunge una voce comune è gioco forza andare incontro alle esigenze di un settore”.

– Come prevede, per il settore del bio, la chiusura del 2022?

“Penso che chiuderemo in parità con l’appesantimento però della deriva inflattiva che lascia intendere gli importanti sforzi che si sono compiuti”.

– In questo senso, la GDO che è sempre più aggregata non potrebbe farsi portavoce in UE per fare presente la difficile situazione di mercato, resa ancora più complessa dagli obiettivi del New Gren Deal, così da poter fare fronte comune? Se non altro per votare la logica dell’incudine e del martello che si trasla di volta in volta, da un anello della filiera all’altro…

“Non penso che sia corretto parlare di incudini e martelli. Qui siamo tutti incudini, sia i produttori che i distributori. Se c’è un’azione che va fatta in questo momento, va fatta congiuntamente, in collaborazione con tutte le parti della filiera. In questo caso, se c’è una collaborazione, si può parlare di un martello che batte, per proseguire con la sua metafora”.

– Come complica la situazione l’aggressività competitiva dei discount?

“Guardi, nonostante la loro crescita importante negli ultimi anni, la ‘tempesta perfetta’ sta avendo degli impatti significativi anche su questo canale. Per due ordini di motivi, principalmente”.

– Quali?

“Innanzitutto nei supermercati c’è una profondità assortimentale che i discount non hanno, nonostante in qualità siano cresciuti tantissimo. Il fattore differenziante continua ad essere un punto di forza dei supermercati”.

– E in secondo luogo?

“Loro pagano lo scotto della deriva inflattiva in maniera più pesante rispetto ai supermercati proprio a causa della loro maggiore aggressività promozionale e non, si badi bene, del prezzo a scaffale. In pratica i loro margini di operatività in questa ‘tempesta perfetta’ sono molto più assottigliati rispetto ai retailer tradizionali perché sono partiti da prezzi di vendita molto più bassi. Questo è un elemento che gioca a favore dei supermercati”.

Mariangela Latella
maralate@gmail.com

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