45 anni di attività per garantire il meglio nella produzione di zafferano. Una pianta delicatissima, per la cui produzione si impongono disciplinari rigidissimi. il processo è molto lungo, come per tutte le start up, elevato il prezzo da pagare per il posizionamento sul mercato.
E per il bio, la normativa diventa ancora più stringente. Il fatto che si tratti di una pianta non automatizza il processo di riconoscimento nella filiera del biologico. Non tutte le coltivazioni di zafferano avvengono in assenza di prodotti chimici. È un potere di nicchia intercettare aziende votate al bio.
Michele Vespoli è il titolare dell’azienda agricola bio del Vallo di Diano, nella bassa Campania. Lo abbiamo incontrato.
“L’azienda agricola da circa sei anni si è dedicata alla coltivazione dello zafferano, i primi due anni sono stati di studio e valutazione, i successivi sono proseguiti in maniera molto positiva nel gestire tutto lo zafferano piantato. Abbiamo iniziato la collaborazione con piccoli agricoltori ai quali abbiamo affidato i bulbi e da loro compriamo tutto il prodotto finale. Da circa due anni con un caro amico abbiamo aperto una società la ca.ve Srls con un nostro brand Zafferanoagnes che si occupa della commercializzazione di prodotti a base zafferano”.
La gamma dei derivati da zafferano è veramente ampia. “Oltre al liquore alla grappa e all’amaro, siamo l’unica azienda che produce la crema allo zafferano, abbiamo iniziato la collaborazione con il Caseificio Starace per la produzione del cacio oro, un caciocavallo con zafferano. Stiamo ultimando studi per produrre un olio biologico”.
Ma la novità delle novità è sua maestà il panettone. Per la ricorrenza più popolare al mondo, l’azienda di Vallo di Diano è alle prese con una sperimentazione unica nel suo genere. “Abbiamo in mente di deliziare i palati più esigenti, impreziosendo la culla del Natale con un prodotto made in Italy di tutto pregio: il panettone al profumo di zafferano”.
Maria Ida Settembrino