A Ferrara cresce l’attenzione alla smart farm

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Sono aziende agricole tradizionali, con una vocazione produttiva legata al food e, al tempo stesso, multifunzionali, autosufficienti dal punto di vista energetico, dinamiche e innovative. Definite Smart farm, letteralmente fattorie intelligenti, vengono condotte perlopiù da giovani agricoltori decisi a fare un tipo di agricoltura a basso impatto ambientale, dalle scelte colturali – biologico e produzione integrata – fino all’uso di biocarburanti per le lavorazioni agricole. 

‘Si tratta – spiega Lorenzo Boldrini, presidente provinciale di Cia Ferrara – di aziende agricole che mantengono la loro funzione primaria, quella cioè di produrre cibo, e al tempo stesso guardano oltre, verso modelli di autonomia energetica e produzioni ecosostenibili. La smart farm è l’evoluzione dell’azienda multifunzionale: produce con il minimo utilizzo di concimi e prodotti agronomici; è autosufficiente dal punto di vista energetico grazie agli impianti solari ed eolici; utilizza biocarburanti, valorizzando biomasse e residui vegetali da potatura; risparmia risorse idriche con impianti a goccia.

Non impoverire il suolo, non inquinare, non sprecare acqua – continua Boldrini – non è solo necessario ma è anche conveniente. Questo perché, a fronte di investimenti iniziali spesso soggetti a contributi da parte dei Psr, consente di ridurre i costi di gestione, rendendo l’azienda autosufficiente da molti punti di vista. In Italia sono soprattutto i giovani – il 7,2% degli under 40 – a lavorare in questo sistema di “green economy” e credo che per i giovani agricoltori ferraresi questa possa essere davvero un’opportunità di trasformazione profonda che finirà per diventare la norma, piuttosto che l’eccezione.

Senza dimenticare, e voglio ripeterlo, la vocazione produttiva tradizionale. D’altra parte sarà proprio la Nuova Pac a richiedere un tipo di agricoltura più verde, attenta a preservare i territori agricoli. Un’altra buona opportunità per cambiare, in senso neo-multifunzionale la propria azienda è sicuramente l’agricoltura sociale. Accogliere in azienda anziani, disabili, persone svantaggiate è un modo intelligente di essere imprenditore agricolo. Produrre servizi per la collettività utilizzando l’agricoltura sta diventando, infatti, una richiesta che del settore pubblico, spesso in difficoltà nel garantire servizi adeguati nelle zone rurali, che può rappresentare una forma di ‘investimento’ positivo per gli agricoltori.

D’altra parte il senso di accoglienza e la volontà di includere è sempre stato parte della cultura e della tradizione delle campagne che ora evolve e diventa un modo per fornire servizi moderni a chi rischia di essere escluso o rimanere ai margini della vita sociale ed economica.

‘Non – conclude Boldrini – agricoltori filantropi, ovviamente, ma imprenditori agricoli capaci di mettere la loro esperienza e le loro aziende multifunzionali produttive a disposizione della società, ricevendo adeguati contributi per svolgere questo ruolo così importante’.

 

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