Gli ortaggi Bio, questi sconosciuti ma con un potenziale tutto da sviluppare. Vuoi attraverso l’innovazione e il miglioramento varietale, vuoi con i nuovi canali di distribuzione del bio. Non più solo negozi o catene specializzate ma supermercati e, in fortissima crescita, anche l’e-commerce.
È quanto è emerso da un’analisi di mercato che di SGMarketing, dal titolo ‘Il mercato dell’ortofrutta biologica. Stato dell’arte e prospettive di sviluppo nella GDO italiana’, realizzata in esclusiva per il secondo appuntamento del ciclo di webinar di GreenPlanet, sito dedicato all’informazione B2B per il professionisti del biologico.
L’analisi è stata condotta presso buyer e category manager di 10 insegne della grande distribuzione italiana che complessivamente rappresentano il 57% della quota di mercato, e attraverso delle verifiche in store presso 17 punti vendita degli stessi gruppi.
Il periodo pandemico, dal 2019 al 2020, ha visto una diminuzione dei volumi di ortofrutta bio commercializzata. Si è passati da 349mila tonnellate a 343mila con un calo dell’1,7%. Ma se a calare sono soprattutto i volumi di frutta bio (-3%, a 310mila tonnellate), categoria che da sola fa il 90% del mercato, gli ortaggi sono in aumento del 2% (circa 33mila tonnellate). Insomma, crescono i volumi degli gli ortaggi bio commercializzati riducendo, anche se di poco, la forbice: a fine 2020 sul totale di ortofrutta bio la frutta rappresenta il 90% e la verdura il 10%; l’anno precedente tali percentuali erano rispettivamente pari al 92% e all’8%.
“La minore presenza di ortaggi bio sul mercato – ha spiegato Claudio Scalise, managing partner di SGMarketing – dipende, sostanzialmente, da problematiche legate al prodotto. Tutt’oggi, allo stato dell’arte, è molto difficile fare un ortaggio in produzione bio perché occorre eliminare completamente la parte di antiparassitari. In buona sostanza manca la materia prima. Inoltre manca anche la possibilità per le aziende che fanno convenzionale, di avere delle linee di lavorazione e trasformazione dedicate esclusivamente al Bio. Ma questo rappresenta un grande potenziale di crescita del settore”.
La GDO è il canale in cui questi prodotti vengono commercializzati per la gran parte, con una quota di mercato della distribuzione dell’85% per un giro d’affari complessivo di 734 milioni di euro.
Nel 2020 però è esploso il fenomeno e-commerce che vede l’ortofrutta bio tra le top 3 categorie più vendute anche grazie alla crescita di player specializzati, quali Cortilia. Il giro d’affari dell’ortofrutta bio nell’e-commerce nel 2020 è arrivato a quasi 3 milioni di vendite, pari al 14% delle transazioni, con una crescita del 161% rispetto al 2019.
Nel ranking dei driver di acquisto, il Bio rappresenta il quarto driver di spinta dei consumi (10% del campione), dopo l’origine italiana (23%), la tracciabilità (12%) e il localismo (11%).
Anche a causa della pandemia, nel periodo considerato si assiste ad un incremento del 7% dei consumi domestici di ortofrutta bio che valgono un mercato di 600 milioni di euro, e, per contro, una vera e propria caduta (-27%) di quelli fuori casa che si assestano su un giro di affari da 487 milioni di euro arrivando ad una quota di mercato, tra consumi domestici ed extra domestici, dell’11%, in calo rispetto ai tempi pre-Covid.
“A livello di rilevanza strategica del segmento assortimentale per il futuro sviluppo del reparto F&V in GDO – precisa Scalise -, il Bio è al quarto posto nel ranking calcolato su una base di punteggio da uno a 10. Numeri che rappresentano la media dei voti delle 10 insegne. Prima del bio sono considerati più strategici i prodotti locali, quelli tipici e la IV e V Gamma. Agli ultimi posti, nell’ordine, la sostenibilità, l’aspetto salutistico e in genere funzionale, l’esotico e i prodotti a Residuo Zero”.
Per quanto riguarda il differenziale di prezzo tra Bio di Private Label e quello di marca del fornitore, quello maggiore si registra nella frutta secca e prodotti di IV e V Gamma (rispettivamente +25% e +33%, nel primo caso e +27% e +35% nel secondo, rispetto al convenzionale). Si riduce per la prima gamma: +31 e +35%.
“Nel supermercato cresce l’importanza del Bio e del suo ruolo di marketing – afferma Scalise – per attrarre nuovi clienti e per aiutare la scelta del punto vendita che sono tra i primi due obiettivi di sviluppo attribuiti all’ortofrutta bio. Tra le aree di lavoro per sviluppare il mercato dell’ortofrutta bio i più strategici sono la riduzione dei prezzi, l’uso di packaging sostenibili e il miglioramento della visibilità in reparto”.
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Mariangela Latella