La scienza conferma: il metodo bio è più sostenibile e sicuro

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“L’agricoltura biologica è la più efficiente dal punto di vista economico e in termini di requisiti ambientali”: si tratta di solide evidenze scientifiche. L’ennesimo colpo di piccone al pericoloso luogo comune che vuole la chimica di sintesi come ineludibile per l’agricoltura questa volta arriva da Oltralpe.

Il rapporto “Les performances économiques et environnementales de l’agroécologie” di France Stratégie, Commissariat général à la stratégie et à la prospective, ha stabilito infatti chiaramente che rispetto a quello convenzionale, il metodo biologico è più sostenibile per l’ambiente, la sicurezza alimentare e il reddito degli agricoltori.

L’esecutivo francese, constatata la situazione attuale dell’agricoltura, in cui si notano un impatto negativo sull’ambiente e un basso reddito degli agricoltori, ha richiesto il rapporto a France Stratégie, il centro studi governativo che fornisce all’amministrazione pubblica valutazioni tecnico-scientifiche e proposte di strategie per gli obiettivi di sviluppo economico, sociale e culturale del Paese.

Le conclusioni dei suoi ricercatori si basano sulla revisione della letteratura scientifica e su 23 parametri di riferimento rilevanti in agroeocologia. L’agricoltura biologica ha considerevoli vantaggi economici nella prevalenza dei contesti studiati: nel caso dei cereali è ad esempio l’unico sistema in grado di portare benefici a medio termine all’agricoltore.

Passando alla produzione biologica, inoltre, un imprenditore agricolo può migliorare il suo reddito del 25% (e ciò senza considerare eventuali sussidi governativi nell’ambito della politica agricola comunitaria).

Il mancato utilizzo d’input chimici di sintesi e diserbanti induce sì un calo delle rese e impone manodopera aggiuntiva, ma i costi sono compensati da prezzi meno volatili e più adeguati. Al tempo stesso, grazie all’eliminazione di fertilizzanti e pesticidi che impattano su suolo, acque superficiali e di falda, biodiversità, api, altri insetti utili e fauna selvatica, aumenta il valore di beni pubblici come la biodiversità e le risorse naturali più tutelate.

France Stratégie propone inoltre modalità per accelerare l’adozione di tecniche più sostenibili. Dalla tassazione dell’uso di pesticidi e fertilizzanti di sintesi nell’agricoltura convenzionale potrebbe derivare un sistema di bonus-malus negli aiuti pubblici che premi i produttori biologici, in virtù delle pratiche amiche della biodiversità e del clima (rotazione delle colture, mantenimento di prati permanenti, infrastrutture agroecologiche). Una misura da accompagnare, sul lato della domanda, a una maggiore informazione riguardo i requisiti ambientali della produzione agricola, mobilitando aziende di trasformazione, cooperative, distributori, negozi e consumatori. L’autorità pubblica dovrebbe dare priorità al sostegno dei marchi che presentano punteggi elevati sia in chiave d’indicatori ambientali che di vantaggi economici, come l’agricoltura biologica, informando meglio agricoltori e consumatori di questi vantaggi, spiega lo studio.

Affermazioni che non sono isolate. “La transizione verso la sostenibilità rappresenta un’opportunità per tutti gli attori della filiera alimentare dell’UE, che possono accaparrarsi il ‘vantaggio del pioniere’”, scrive la Commissione europea che di recente ha pubblicato la strategia “Farm to Fork”, con obiettivi ambiziosi da raggiungere entro il 2030: almeno il 25% dei terreni agricoli europei a coltivazione biologica, taglio del 50% dei pesticidi e degli antibiotici usati negli allevamenti, riduzione del 20% dei fertilizzanti chimici. Secondo i dati Eurostat, la dote annuale di fertilizzanti e pesticidi chimici di sintesi è infatti di 23,5 chili per ogni europeo: sui campi del Vecchio continente se ne versano 12 milioni di tonnellate ogni anno.

“Evidentemente non basta a chi continua a negare le grandi opportunità che l’agricoltura biologica offre in alternativa a quella che ricorre a massicce quantità di fertilizzanti chimici di sintesi, anticrittogamici e insetticidi, magari con l’aggiunta di sementi OGM resistente al glifosato”, ha ricordato Roberto Pinton, responsabile tecnico-scientifico di Assobio.

“Le evidenze scientifiche mostrano al di là di ogni dubbio che quella dell’agricoltura biologica non è una scelta romantica, ma una precisa e ineludibile necessità dal punto di vista ambientale e un’eccezionale opportunità da quello economico che, non a caso, la Commissione europea e i governi di Paesi nostri concorrenti sono fortemente determinati a promuovere – ha aggiunto Roberto Zanoni, presidente di Assobio –. Il nostro Paese, che punta molte delle sue carte proprio sull’ambiente, è tra i leader mondiali del settore. È necessario che le organizzazioni degli agricoltori convenzionali non dilapidino la grande opportunità a portata di mano dei produttori, e che promuovano un grande progetto di riconversione. Ma è necessario che anche la politica faccia la sua parte, come avviene all’estero. Cominciando, magari, con l’OK definitivo sulla legge nazionale che, dopo esser stata approvata quasi all’unanimità dalla Camera nel dicembre 2018, da allora è impantanata al Senato”.

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