La più importante analisi sul biologico nel mondo è stata presentata al Biofach di Norimberga, con il titolo ‘The World of Organic Agriculture’, da FiBL (istituto di ricerca tedesco) e da IFOAM (l’organismo mondiale che raggruppa le associazioni del biologico). La tendenza di fondo resta quella di una crescita costante e diffusa di consumi, superfici e aziende che propongono prodotti bio certificati.
I consumi hanno raggiunto a fine 2015 gli 81,6 miliardi di dollari contro i 60 miliardi di dollari del 2010; le aree coltivate sono pari a 43,7 milioni di ettari segnando un più 7,2% rispetto al 2014; gli operatori del bio hanno raggiunto la cifra di 2,4 milioni, più 14,7% rispetto al 2014. Gli Stati Uniti coprono il 47% del mercato globale del settore, sono quindi nettamente in testa ai Paesi consumatori di bio rappresentando quasi la metà del totale, segue la Germania con l’11%, la Francia con il 7%, la Cina con il 6, Regno Unito e Canada con il 4, Italia (quindi siamo al 7° posto nel mondo) e Svizzera al 3%. Nell’Unione Europea altri Paesi hanno quote più basse ma contribuiscono anche loro a fare dell’UE il secondo mercato mondiale dopo gli USA, con una quota ragguardevole del 36%. Se si raffrontano gli abitanti di UE e Cina appare evidente che una Cina che ha solo il 6% del mercato globale ha ampissimi margini di crescita, soprattutto nelle megalopoli cinesi dove si concentra il più alto potere di acquisto.
Se si considerano i produttori di biologico, la più alta concentrazione è in Asia (35%), soprattutto grazie all’India, segue l’Africa con il 30% (grazie soprattutto a Etiopia e Tanzania), quindi l’America Latina con il 19%, l’Europa con il 14%, il Nordamerica e l’Oceania con l’1%. Se ne deduce un dato molto importante: il grande mercato degli US, per quanto le aziende produttrici americane possano essere grandi, dipende in larghissima parte dalle importazioni.