Dal convegno di AssoBio: Lavorare sulla comunicazione e sui canali di acquisto per incrementare i consumi

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“Il Bio Italiano che piace al mondo”, questo il titolo scelto da AssoBio per il convegno organizzato nell’ambito della scorsa edizione di Tuttofood, che si è tenuta la scorsa settimana a Milano, mettendo a confronto diversi operatori della filiera. Il titolo è emblematico perché, se l’Italia, con il 20% di superficie agricola a biologico, è leader in Europa da un punto di vista della produzione, lo stesso non si può dire per i consumi.

“I dati Nielsen – sottolineato in apertura di incontro Nicoletta Maffini, presidente di AssoBio – ci dicono che sul fronte dei consumi siamo indietro rispetto all’Europa. Oggi il 5% circa dei consumi nel largo consumo è nel biologico, contro il 10-11% in Europa. Ma questo dato non è preciso, perché solo una parte dei consumi in Italia passano attraverso la distribuzione, una gran parte degli acquisti avvengono in altri canali non monitorati, come la vendita diretta presso i produttori”.

Per confrontare più accuratamente le tendenze di consumo in Italia con quelle dell’Europa, nel convegno sono stati presentati i risultati di una ricerca condotta da SWG per conto di AssoBio, segmentato in tre macroaree geografiche: Europa orientale, Nord Europa e Sud Europa.

Un primo aspetto sondato dalla ricerca è a cosa sia associato il concetto di biologico. “Il primo aggettivo associato alla parola biologico – ha spiegato Riccardo Grassi, capo della ricerca in SWG (nella foto in alto)– è naturale, indicato dal 48% dei rispondenti, segue il termine sano, indicato dal 43% (32% in Italia). Segue il tema costo. Poi arrivano sostantivi come locale, a chilometro 0, che nulla hanno a che vedere con il concetto di biologico. Solo più in fondo si trovano termini come sostenibile e controllato, ma va detto che in questo caso le percentuali italiane (rispettivamente 34 e 32%) sono superiori alla media europea del 23%. Questi dati secondo me sono estremamente interessanti perché ci aiutano a capire quanto bisogna fare dal punto di vista della comunicazione e dell’educazione del consumatore”.

L’indagine fa infatti emergere una scarsa fiducia nei confronti del biologico: il 75% degli interpellati ritiene che sia difficile capire se un prodotto è biologico o meno – nel Sud Europa la quota arriva addirittura all’81% -, mentre il 49% non si fida delle certificazioni bio. Di contro, il 58% (72% nell’area meridionale) acquisterebbe solo prodotti biologici, se potesse, perché il 62% (72% nel Sud) ritiene il bio un lusso che non ci si può permettere. Il dato, forse, che fa più riflettere è che il 36% dei consumatori ritiene ancora oggi, nonostante tutte le campagne portate avanti dal comparto, che tra prodotti biologici e convenzionali non ci sia alcune differenza.

Il fatto che un alimento sia biologico rappresenta il fattore determinante per la scelta solo per il 6% dei consumatori; il 15% lo colloca tra i primi tre e il 21% tra i primi 5 criteri di scelta. Sono più determinanti elementi quali il rapporto qualità/prezzo, il sapore, l’aspetto e la provenienza nazionale.

“Però – ha commentato Grassi – in Italia la percentuale sale al 25%, rispetto al 22% della Germania e al 18% e 17% rispettivamente per Francia e Spagna. Quote che non rispecchiano i dati di vendita italiani. Credo che la ragione sia nel tema dei canali di vendita sollevato da Nicoletta Maffini. Si parla molto del consumatore 0, che acquista un prodotto on-line, un altro nel mercato rionale, due al supermercato, un altro al discount e uno direttamente dal produttore. In questa dinamica diventa molto complesso valutare le statistiche ufficiali di vendita e, ancor di più, aiutare il consumatore nella scelta. Oggi probabilmente il biologico in Italia fa così tanta fatica a promuoversi perché da un lato la gente è convinta di comprare prodotti biologici quando non li compra, dall’altra perché c’è un grosso percorso da fare per aiutare le aziende biologiche a raccontarsi e per sfatare quell’immagine bucolica che abbiamo veicolato negli ultimi anni. A mio avviso c’è bisogno di fare un grosso lavoro che riporti l’industria della trasformazione, che è un’eccellenza italiana assoluta, al centro del dibattito sul biologico”.

Lavorare sulla migliore comunicazione del biologico da una parte e, dall’altra, intercettare i consumatori in tutti i canali di acquisto sono le sfide che il biologico dovrà affrontare per migliorare la propria percezione e incrementare la quota di consumi.

Elena Consonni

Notizie da GreenPlanet

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