Se le temperature globali dovessero aumentare di oltre 2 gradi entro la fine del secolo, il 90% delle aree costiere e pianeggianti che producono vino sarebbe a rischio estinzione. Uno scenario allarmante, rilevato dalla rivista scientifica “Nature Reviews Earth & Environment”, e tra i pericoli su cui punta l’attenzione Legambiente, con l’associazione ambientalista guidata da Stefano Ciafani, che, dopo un autunno e un inverno di proteste che hanno visto gli agricoltori d’Italia e d’Europa scendere in strada per chiedere più sostegni, è tornata a sollecitare il Governo Meloni avanzando cinque proposte, in risposta agli effetti dei cambiamenti climatici che continuano a pesare sul comparto agricolo italiano, che, nel 2023, ha fatto i conti con il calo della produzione del 3,9%. Secondo dati Istat, infatti, il podio delle coltivazioni cadute in basso a causa del clima riguarda vino (-17,4%), frutta (-11,2%) e olio d’oliva (-3%).
La prima delle proposte di Legambiente – lanciate, nei giorni scorsi, a “Festambiente”, l’ecofestival di Rispescia in un dibattito sull’agroecologia – riguarda i pesticidi. Per Legambiente, l’approvazione della legge sul biologico ha fatto da apripista, ma da sola non è sufficiente e deve essere accompagnata da una legislazione sul multiresiduo e sugli effetti dei principi attivi dei pesticidi. Richiesta inoltre l’approvazione del SUR, il regolamento per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, e l’approvazione del nuovo Pan, il piano d’azione nazionale per l’utilizzo di fitofarmaci.
Come seconda proposta, Legambiente vorrebbe che l’Italia scommettesse di più sulle energie rinnovabili, e chiede a Palazzo Chigi di porre al centro dell’azione politica le comunità energetiche, definite “preziose alleate del contrasto alla crisi climatica e alla povertà energetica, da diffondere anche in agricoltura”.
La terza proposta tocca il tema della biodiversità, necessaria per salvaguardare insetti fondamentali per l’ecosistema: attualmente le aree apposite in ambito agricolo (siepi, boschetti, filari) sono solo al 3% e secondo l’associazione vanno aumentate. C’è poi il capitolo degli insetticidi che per Legambiente vanno messi al bando in quanto responsabili di minare la sopravvivenza di molte specie importanti, tra cui le api.
Il benessere animale è il corpo centrale della quarta indicazione all’esecutivo: il sistema zootecnico deve adeguarsi alle sfide del presente e il governo deve farsi promotore di un modello di allevamento più virtuoso.
Ultima, ma non per importanza, la richiesta di maggiori incentivi all’occupazione giovanile in agricoltura: per Legambiente serve favorire la nascita di nuovi biodistretti, ovvero aree naturalmente vocate alla produzione biologica e incubatori di sviluppo agricolo in chiave sostenibile. Una soluzione, di riflesso, anche alla problematica dell’abbandono delle aree coltivate.
“La riconversione ecologica del settore agricolo – ha detto Stefano Ciafani – non è più rimandabile. Gli eventi climatici estremi ai quali abbiamo assistito parlano chiaro e ci fanno ben capire che il tempo di agire è adesso. Adattamento e contrasto alla crisi climatica devono essere i pilastri delle politiche locali, nazionali ed europee”. “L’agroecologia – ha spiegato Angelo Gentili, responsabile nazionale per l’Agricoltura di Legambiente – oltre ad essere l’unica via per contrastare la crisi climatica, è la chiave per scommettere sul futuro del Paese, a partire dalle aree più a rischio abbandono. Dal Governo e dalle istituzioni locali arrivi un chiaro segnale”.
Fonte: Wine News