La Comunità Europea ha da tempo riconosciuto che la tutela della biodiversità costituisce un obiettivo fondamentale della strategia per lo sviluppo sostenibile.
La moderna agricoltura, in particolare quella basata su modelli industriali, ha una responsabilità diretta nell’impoverimento delle risorse biologiche del pianeta, sia rispetto alle produzioni agricole, sempre più rivolte ad un numero limitato di varietà vegetali e razze animali ad alto rendimento, sia per la distruzione di foreste tropicali (nell’ultimo decennio circa mezzo milione di km2) al fine di ottenere nuove superfici da destinare all’agricoltura e allevamento. Si tratta di un sistema che non potrà reggere a lungo.
Dato che la biodiversità è una delle risorse fondamentali per l’uomo, come le risorse idriche e quelle energetiche, il mantenimento di livelli elevati di biodiversità nell’ambiente rappresenta un obiettivo irrinunciabile per le attività produttive, soprattutto nel settore primario.
L’agricoltore deve porsi il problema di come favorire la biodiversità in azienda e gestire i rischi di una sua possibile riduzione, in quanto numerosi studi hanno accertato lo stretto rapporto tra qualità biologica dell’ambiente e qualità dei prodotti.
Il ricorso a tutte le “buone pratiche agronomiche” che garantiscono la conservazione della fertilità dei suoli, la corretta gestione delle risorse idriche, il controllo delle infestanti e dei parassiti attraverso metodi a basso impatto ambientale, la diffusione di boschi, siepi e specie nettarifere, il rilascio di necromasse e l’uso di rotazioni poliennali e sostanza organica, contribuiscono al mantenimento della biodiversità negli agrosistemi e favoriscono il miglioramento della qualità di aria, acqua e suolo.
Negli ultimi anni si è assistito ad una crescente sensibilità dei produttori verso modelli di coltivazione più attenti alla conservazione del suolo e delle risorse naturali del territorio.
I consumatori, dal canto loro, non si accontentano più di cibi sani e senza residui, ma richiedono anche che i processi produttivi non intacchino pesantemente gli equilibri ambientali dei territori di produzione.
In questa ottica, nel 2010, dichiarato dalle Nazioni Unite “Anno Internazionale della Biodiversità”, la World Biodiversity Association onlus (WBA onlus) ha proposto un protocollo rivolto al mondo agricolo per promuovere tra le imprese una maggiore consapevolezza del ruolo che esse possono rivestire nella tutela dell’ambiente e nella conservazione della biodiversità.
Lo standard, denominato Biodiversity Friend® (BF), ha l’obiettivo di definire un quadro delle interazioni tra attività agricola e diversità biologica degli agrosistemi. Il protocollo suggerisce strategie operative per migliorare la qualità ambientale e per diminuire l’impatto delle attività agricole sugli agrosistemi e sulla loro biodiversità “di fondo”, cioè quell’insieme di organismi (arbusti, erbe, uccelli, insetti, ecc.) che in vario modo interagiscono col processo produttivo.
Lo standard prevede il perseguimento di 10 azioni (Il Decalogo della Sostenibilità in Agricoltura) relative a: modello colturale, fertilità dei suoli, gestione della risorsa acqua, presenza di siepi, boschi e prati, biodiversità agraria e biodiversità strutturale, qualità del suolo, dell’acqua e dell’aria, uso di energie rinnovabili, tutela del paesaggio, sostenibilità sociale ed economica.
Una parte importante del protocollo prevede misurazioni in campo, attraverso l’analisi di indici proprietari, che valutano gli impatti delle attività produttive sulla biodiversità e sull’ambiente. Attraverso l’analisi di comunità biologiche e la presenza di organismi più o meno sensibili agli impatti ambientali delle attività agricole (invertebrati del suolo, macroinvertebrati acquatici, licheni) è possibile, infatti, valutare il grado di alterazione dei suoli (Indice di Biodiversità del Suolo), dei corsi d’acqua superficiali (Indice di Biodiversità Acquatica) e dell’aria (Indice di Biodiversità Lichenica).
Nello Standard BF il modello colturale di agricoltura biologica è quello più valorizzato, tuttavia, è importante ribadire la necessità di valorizzare maggiormente, anche nelle aziende biologiche, il rispetto delle aree a bosco e a siepe, la tutela del paesaggio e della qualità di aria, acqua e suolo, in modo da permettere agli agricoltori di definirsi veri e propri “custodi” della biodiversità e del territorio.
In questa ottica, nel marzo 2021, WBA onlus ha aderito ufficialmente ad IFOAM (Federazione Internazionale dei Movimenti per l’agricoltura biologica) per garantire all’organizzazione il proprio supporto nel promuovere la sostenibilità e la tutela della biodiversità tra le aziende biologiche in Italia e nel mondo.
A settembre dello stesso anno, in occasione del Festival delle Foreste sull’Altopiano del Cansiglio (BL), è stato rilasciato da CSQA il primo certificato Biodiversity Friend® dedicato ai prodotti lattiero-caseari derivanti da animali allevati su prati-pascoli con alti livelli di biodiversità. La Cooperativa del Centro Caseario e Agrituristico dell’Altipiano Tambre-Spert-Cansiglio (Bio Cansiglio), certificata biologica dal 1985, ha sviluppato la sua attività dagli anni ’70 nel rispetto dell’ambiente e della tradizione, nutrendo il bestiame solo con alimenti naturali, al pascolo d’estate e nelle stalle d’inverno, con un’attenzione costante alla conservazione del territorio e della biodiversità.
Il modulo “Prato-Pascoli” dello standard Biodiversity Friend® ha riconosciuto i parametri relativi al benessere animale di IFOAM già previsti dalla certificazione biologica, nella prospettiva di un riconoscimento reciproco di azioni previste dai rispettivi standard, per la valorizzazione dell’impegno delle aziende agricole verso la sostenibilità ambientale.
Infatti, contestualmente il Comitato Standard IFOAM di CSQA, coordinato da Antonio Compagnoni, ha valutato lo standard BF di WBA e lo ha ritenuto pienamente equivalente alla parte dello standard IFOAM relativa ai requisiti previsti nel capitolo due sugli Ecosistemi Biologici (vedi riquadro), quindi se un’azienda è certificata BF si può evitare la verifica di questa parte degli standard IFOAM.
Partendo da questo primo passo concreto di equivalenza tra i due standard, CSQA e WBA hanno intrapreso un percorso per favorire l’applicazione di della certificazione congiunta che possa dare valore alle aziende agricole per dimostrare la loro maggior coerenza con i principi dell’agricoltura biologica IFOAM: Salute, Cura, Giustizia Sociale ed Ecologia, anche misurando l’impatto positivo delle proprie partiche agricole biologiche sulla biodiversità.
2. ECOSISTEMI BIOLOGICI 2.1 Gestione dell’Ecosistema Principio Generale: L'agricoltura biologica va a vantaggio della qualità degli ecosistemi. Requisiti 2.1.1 Gli operatori progettano e attuano misure per mantenere e migliorare il paesaggio e migliorare qualitativamente la biodiversità, mantenendo in azienda gli habitat per la fauna selvatica o stabilendoli qualora non esistano. Tali habitat possono includere, ma non sono limitati a: a. pascoli estensivi, quali torbiere, canneti o terreni aridi; b. in generale, tutte le superfici non a rotazione e poco concimate: pascoli estensivi, campi, prati estensivi, frutteti estensivi, siepi, margini tra agricoltura e foreste, gruppi di alberi e/o arbusti, foreste e boschi; c. terreni a maggese o seminativi ecologicamente ricchi; d. margini di campo (estesi) ecologicamente diversificati; e. corsi d'acqua, stagni, sorgenti, fossi, pianure alluvionali, zone umide, paludi e altre zone ricche d'acqua non destinate all'agricoltura intensiva o all'acquacoltura; f. zone con flora ruderale; g. corridoi faunistici che forniscono dei collegamenti o una connessione con gli habitat naturali.
A cura di:
Gianfanco Caoduro e Nicola Tormen -World Biodiversity Association
Antonio Compagnoni – relazioni internazionali produzioni biologiche CSQA