L’Azienda Agricola Falezze di Luca Anselmi ha ottenuto la certificazione biologica. Lo ha comunicato la stessa cantina di Illasi (Verona), spiegando che Siquria, la società di certificazione, ha verificato a fine luglio il completamento del periodo di conversione.
“Il passaggio da tradizionale a biologico è stato molto semplice per Falezze che, da tempo, oltre a far ricorso all’agronomia con un adeguato posizionamento dei grappoli per agevolare gli interventi e arieggiare la vigna (elementi di vantaggio contro la botrite e l’oidio), utilizza i nemici naturali di eventuali parassiti, i funghi entomopatogeni, i microrganismi contro la botrite e la tignoletta e i metodi di controllo che si rifanno alla ‘confusione sessuale’” ha precisato l’azienda, ricordando inoltre che “in vinificazione, inoltre, già da tempo Falezze ricorre (grazie a Bioenologia 2.0) a lievito in crema prodotto con metodo Atecnos, cioè lievito vivo, invece di lievito liofilizzato come fa gran parte dei produttori vinicoli, e ai pregiati autolisati di lievito di origine naturale piuttosto che ai sali di origine inorganica”.
“Ho sempre tenuto al rispetto dell’ambiente, al quale riservo uno sguardo speciale a 360 gradi” ha dichiarato il fondatore Luca Anselmi, spiegando che “ne è testimonianza anche il solo fatto che ho sempre preservato il grande bosco a Nord della vigna valutando gli effetti benefici di questo polmone verde sulla mia produzione: la biodiversità dell’area è estremamente utile alla salute della vigna e dell’intero terroir e rende unico il cru Falezze”. “La certificazione bio è un importante traguardo – ha concluso Anselmi – ma non l’unico: l’obiettivo è quello di rendere i vini Falezze sempre meno dipendenti da interventi dell’uomo”.
L’azienda può contare su sette ettari di vigneto, di cui quattro nel cru denominato Falezze, che si sviluppa su un’altitudine compresa tra i 200 e i 250 m sul livello del mare con esposizione da Sud-Ovest a Nord-Ovest. I filari hanno un’età media di quarant’anni con alcune parcelle di vigne storiche che raggiungono gli ottanta. I vitigni presenti sono Corvinone, Corvina e Rondinella, che rappresentano la classica produzione della Valpolicella, a cui si aggiungono alcune parcelle dedicate a Oseleta, che entrano nell’uvaggio di alcuni vini. Le bottiglie prodotte sono tra le 10mila e le 15mila all’anno, destinate in buona parte all’estero, con priorità ai mercati tedesco, francese, svizzero, danese, canadese, inglese, statunitense e austrialiano.
Fonte: Askanews