Si è concluso l’11 marzo il periodo di graduale eliminazione dei test sugli animali per i prodotti cosmetici in Europa.
Da lunedì scorso i cosmetici sperimentati sugli animali non possono più essere commercializzati nell’Unione europea. In una comunicazione adottata quel giorno, la Commissione ha infatti confermato il suo impegno a rispettare il termine fissato dal Consiglio e dal Parlamento nel 2003 e ha spiegato come intende continuare a sostenere la ricerca e l’innovazione in questo settore promuovendo al contempo il benessere degli animali in tutto il mondo.
Il Commissario europeo responsabile per la Salute e la politica dei consumatori, Tonio Borg, ha dichiarato: ‘L’entrata in vigore del divieto completo di commercializzazione costituisce un segnale importante del valore che l’Europa attribuisce al benessere degli animali. La Commissione continua a sostenere lo sviluppo di metodi alternativi e a dialogare con i paesi terzi per convincerli a seguire l’Europa sulla stessa strada. Per l’Europa si tratta di un’occasione importante per dare un esempio di innovazione responsabile nel settore dei prodotti cosmetici senza scendere a compromessi sulla sicurezza dei consumatori’.
E’ una buona notizia. Lo sottolineiamo perché è una decisione che ci rimette un po’ in pace con la natura che così spesso non viene rispettata o non viene considerata come il bene preziosissimo e vitale che a tutti gli effetti è.
Una brutta notizia dell’ultima settimana è stata invece il reperimento di veleno per topi in una partita di insalate spedite dall’Italia, dalla provincia di Salerno, alla Germania, nell’area di Francoforte, via Verona.
La notizia è brutta non solo perché non passa settimana che non venga messa in discussione la sicurezza alimentare di cui, soprattutto in Europa, ci riempiamo la bocca in convegni, fiere e incontri di ogni tipo. E’ brutta anche perché, ancora una volta, non c’è un colpevole. Sembra non sia stato nessuno. Che ce l’abbiano messo i topi, il topicida nelle insalate, per vendetta? Potrebbe essere un filone d’indagine.
Antonio Felice