Agricoltura Simbiotica per un suolo più sano. Risultati positivi per il progetto sul mirtillo in Piemonte

agricoltura simbiotica

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Sono stati presentati all’ultimo Macfrut di Rimini i primi risultati di due anni di ricerca da parte dell’OP sull’Agricoltura Simbiotica Joinfruit e il Dipartimento della vita e biologia dei sistemi dell’Università di Torino, condotti sul mirtillo. I risultati mostrano positivi effetti sulla vigoria e radicazione su una specie, il mirtillo appunto, già di per sé vocata a forti interazioni simbiotiche.

L’agricoltura simbiotica è normata da un disciplinare oggetto di certificazione (gli ODC coinvolti sono CCPB, INOQ, NSF, Bioagricert, ICEA) che considera come pre-requisto la certificazione biologica o SQNPI (Sistema di qualità nazionale produzione integrata) o Globalgap e, in generale, si propone di aumentare la biodiversità dei suoli, l’aumento di funzionalità microbica, l’aumento di resilienza degli agroecosistemi con l’impiego di microbioti.

I principi ispiratori dell’agricoltura simbiotica si fondano sull’applicazione sul suolo coltivato di microrganismi (Biota microbico) che stimolano la ripresa della biodiversità e dell’attività microbica del suolo e considera di rilievo tutte le pratiche dell’agricoltura conservativa (Es. minimum tillage), rotazioni con sostituzione delle monocolture a favore di coltivazione di prati polifiti poliennali, prati con ricche varietà di graminacee e leguminose, diminuzione drastica di fertilizzanti azotati, fosfatici e potassici, divieto d’uso di OGM e derivati da OGM. Inoltre è previsto l’utilizzo di minerali zeolitici (cabasiti) e humus su suolo per favorire la vitalità degli organismi.

Il disciplinare si estende anche alle produzioni zootecniche con alimentazione del bestiame composta da materie prime ottenute dall’agricoltura simbiotica, sviluppando il concetto di allevamento a ciclo chiuso (linea vacca vitello o uovo-pollo), non utilizzando sostanze antibiotiche, sulfamidici e cortisonici, non utilizzando insilati nell’alimentazione dei bovini da latte e da carne, promuovendo l’utilizzo di lombrichi e farine di insetti.

Le pratiche agricole prevedono dunque l’utilizzo obbligatorio di Biostimolanti microbici (BM) ovvero Microrganismi (funghi e/o batteri) applicati al suolo, semi o piante con azione migliorativa della vigoria, dell’apparato radicale, della resa e resistenza alle malattie. La distribuzione minima di BM prevede 1 per ciclo per le annuali; 1 per anno solare per pluriennali. Per i prati permanenti, solo al momento delle semine e deve essere registrata e documentata. Per i prati permanenti, solo al momento delle semine. La certificazione prevede inoltre analisi obbligatorie del suolo definendo i parametri minimi da analizzare. Sono vietati i fertilizzanti fosfatici contenenti cadmio e trattamenti fertilizzanti a meno di 4 settimane dall’inizio della raccolta. L’Agricoltura Simbiotica si applica non solo alla frutticoltura ed alla produzione vegetale in generale, ma coinvolge anche le aziende vivaistiche, aziende zootecniche, aziende mangimistiche, aziende di trasformazione, etichettatori esclusivi, magazzini di prodotto sfuso e commercializzazione di prodotto sfuso.

Lo schema di certificazione prevede inoltre analisi obbligatorie alle acque di irrigazione e definisce i parametri minimi da analizzare. Anche in questo caso sono vietati i fertilizzanti fosfatici contenenti cadmio e trattamenti fertilizzanti a meno di 4 settimane dall’inizio della raccolta.

Attualmente il progetto coinvolge una trentina di aziende, dislocate principalmente in Piemonte.

Benito Campana
Area Manager CCPB Regione Emilia-Romagna 

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