Un batterio contro l’inquinamento: il nylon diventa plastica biodegradabile

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Il nylon è ovunque: nei vestiti, nelle reti da pesca, nei componenti industriali. Resistente e versatile, ma anche difficile da smaltire, è uno dei tanti materiali plastici che contribuiscono all’inquinamento ambientale. Oggi, però, la scienza offre una nuova soluzione: alcuni batteri geneticamente modificati sono in grado di trasformarlo in plastica biodegradabile, aprendo la strada a un riciclo più sostenibile.

I protagonisti di questa innovazione sono ceppi del batterio Pseudomonas putida, microrganismi già noti per la loro capacità di metabolizzare sostanze complesse. Modificati geneticamente, questi batteri riescono a degradare il nylon e a convertirlo in polimeri biodegradabili come il PHA (poliidrossialcanoato) e il muconato. Il primo è una bioplastica utilizzata in diversi settori, mentre il secondo è una materia prima utile per produrre poliuretano – presente in isolanti, adesivi e rivestimenti – e persino per la produzione di nuovo nylon.

Questa scoperta potrebbe rivoluzionare il settore del riciclo, offrendo un’alternativa concreta alla dispersione di rifiuti plastici nell’ambiente. Le applicazioni sono molteplici: dalle reti da pesca abbandonate ai tessuti sintetici, passando per gli scarti industriali, il nylon potrebbe essere recuperato e trasformato invece di finire in discarica o negli oceani.

Ma il vero punto di forza di questa tecnologia è il suo contributo all’economia circolare. Grazie a questo processo, il muconato ottenuto dal nylon può essere riconvertito in nuovi polimeri, chiudendo il ciclo produttivo in un sistema più efficiente e sostenibile. Il vantaggio? Ridurre l’inquinamento e, allo stesso tempo, recuperare materiali preziosi, limitando la dipendenza da risorse fossili.

L’uso di batteri ingegnerizzati per il trattamento dei rifiuti plastici è una delle soluzioni più promettenti nella lotta all’inquinamento. Questa ricerca segna un passo avanti verso un futuro più sostenibile, dimostrando che anche i materiali più difficili da smaltire possono avere una seconda vita.

La Redazione

Notizie da GreenPlanet

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