L’analisi di quasi 100.000 campioni di frutta europea ha rilevato un aumento del 53% della contaminazione dei pesticidi più pericolosi, in nove anni. Lo studio è stato condotto da Pesticide Action Network (PAN) Europe, la rete delle ONG e associazioni europee che si batte per la riduzione dell’impiego dei fitosanitari.
Un terzo delle mele e la metà di tutte le more censite presentava residui delle categorie più tossiche di pesticidi, alcuni dei quali legati a malattie quali il cancro, problemi cardiaci e malformazioni congenite. I residui sui kiwi sono passati dal 4% nel 2011 al 32% nel 2019, con la contaminazione anche delle ciliegie che è più che raddoppiata dal 22% al 50% nello stesso periodo. Tra le verdure, i prodotti più contaminati sono stati il sedano (50%), il sedano rapa (45%) e il cavolo riccio (31%).
La professoressa Nicole Van Dam del Centro tedesco per la ricerca integrativa sulla biodiversità (iDiv) ha definito il rapporto “scioccante” e si è chiesta “quale sia il vantaggio di mangiare sano se frutta e verdura sono spruzzati con tossine”.
La portavoce di PAN Europe Salomé Roynel ha risposto: “I consumatori si trovano ora in una posizione assurda, viene loro raccomandato di mangiare frutta fresca, gran parte della quale però è contaminata dai residui dei più tossici pesticidi legati a gravi impatti sulla salute. Per noi è chiaro che i governi non hanno alcuna intenzione di vietare questi pesticidi, indipendentemente da cosa stabilisca la legge. Hanno troppa paura della lobby agricola, che utilizza potenti sostanze chimiche e si affida a un modello agricolo fallimentare.”
Roynel ha detto che i prodotti chimici utilizzati nei pesticidi più tossici non rispettavano i limiti di sicurezza, e ha invitato i consumatori a comprare frutta biologica questa estate “soprattutto se sono in gravidanza o in allattamento”.
In particolare, la ricerca ha rilevato che l’87% delle pere in Belgio e l’85% di quelle in Portogallo sono state contaminate da almeno un pesticida tossico. Quasi un terzo di tutti i frutti sono stati contaminati da sostanze pericolose nel 2019, l’ultimo anno per il quale i dati erano disponibili.
Ribatte Anika Gatt Seretny, portavoce dell’associazione commerciale CropLife Europe: “La presenza di tracce di sostanze non significa che il cibo sia pericoloso. L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha condotto ricerche approfondite su questo argomento, dimostrando che il pericolo per i consumatori derivante dall’esposizione cumulativa è inferiore alla soglia raccomandata e quindi non rappresenta fattore di rischio”.
Stefan Van De Keersmaecker, portavoce della Commissione europea, ha aggiunto che: “L’EFSA pubblica ogni anno una relazione sui residui di pesticidi nei prodotti alimentari, che è generalmente riconosciuta come la relazione più completa sulla questione. Per molti anni, la relazione ha dimostrato che il 98% dei campioni raccolti sono conformi alla legislazione dell’UE”.
La Commissione sostiene che l’uso di pesticidi pericolosi è diminuito del 12% nel 2019 rispetto al periodo 2015-17 e preavvisa un ulteriore taglio del 50% entro il 2030.
Al contrario, il nuovo studio ha rilevato che i dati sulla contaminazione sono “drammaticamente” aumentati per frutti come le mele (del 117%) e le ciliegie (del 152%) dal 2011, anno in cui i governi dell’UE avrebbero dovuto iniziare a vietare i pesticidi. Nel complesso, hanno rilevato che la percentuale di frutta e verdura contaminate nel 2019 è aumentata dell’8,8% rispetto al 2015-17.
Il dottor Guy Pe’er, ecologista di iDiv, ha detto che la quantità di pesticidi utilizzati era meno importanti rispetto al loro impatto, perché “al giorno d’oggi si può uccidere molto di più con molto meno“.
Lo studioso ha poi aggiunto che il rapporto è estremamente preoccupante perché “probabilmente espone solo la punta di un iceberg” , poichè focalizzato solo sulle sostanze chimiche già definite pericolose.
“I nostri timori rispetto all’uso eccessivo di sostanze chimiche dovrebbero andare ben oltre la semplice preoccupazione per la frutta e verdura specifici che vengono monitorati – stiamo parlando di un sistema che si uccide letteralmente da solo“, ha specificato.
Una riforma della legislazione europea sui pesticidi, che potrebbe contenere nuovi obiettivi di riduzione, è prevista per il 22 giugno, dopo che è stata rinviata a marzo in mezzo ai timori per la sicurezza alimentare legati alla crisi ucraina.
Gli ambientalisti hanno lanciato l’allarme su quelli che dicono essere “attacchi sistematici” alla prossima proposta da parte dei lobbisti agroalimentari.
Nel mese di marzo, la Commissione europea ha annunciato una sospensione “eccezionale” delle norme agricole verdi per consentire la semina di colture su 4.ooo ettari di aree di interesse ecologico.
Olivier de Schutter, co-presidente dell’IPES-Food e relatore speciale delle Nazioni Unite sulla povertà estrema e i diritti umani, ha affermato che i decisori europei dovrebbero rimanere fermi sulle regole verdi.
“Purtroppo con la crisi alimentare che si è sviluppata, abbiamo una forte pressione da parte dei sindacati degli agricoltori che dicono che abbiamo bisogno di aumentare la produzione per compensare l’interruzione delle forniture di grano, olio vegetale e mais da Ucraina e Russia”, ha concluso de Schutter.
Fonte: The Guardian