‘Sono rimasto impressionato dal lavoro svolto dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere nell’attività di contrasto agli illeciti ambientali nel territorio della Provincia di Caserta. Il monitoraggio del territorio, effettuato con tecniche innovative, rappresenta un valore aggiunto per le forze dell’ordine nella battaglia condotta contro le ecomafie. Voglio anche sottolineare come la capacità di fare sistema dei diversi soggetti in campo, collaborando nell’ottica di un obiettivo comune, assuma un’importanza fondamentale’.
Così il ministro dell’Agricoltura, Mario Catania, ha commentato la presentazione dei risultati del ‘Monitoraggio del territorio e contrasto dei reati per la lotta alle ecomafie e agromafie nel territorio della provincia di Caserta’, che si è tenuta a Roma nella sede dell’Ispettorato generale del Corpo forestale dello Stato. Proprio il Corpo forestale – ha sottolineato il ministro – ha sviluppato una sempre maggiore professionalità nell’attività di prevenzione e contrasto alle agro e alle ecomafie: ‘La collaborazione ha prodotto risultati eccezionali, per questo sono convinto che il lavoro portato avanti nella provincia di Caserta rappresenti un esempio da seguire e da esportare anche in altre realtà territoriali del nostro Paese’.
‘La battaglia per la legalità – ha proseguito Catania – è fondamentale non solo sotto il profilo etico, ma anche per il riscatto economico del Mezzogiorno. La provincia di Caserta presenta grandissime potenzialità economiche e produttive, ma l’attività delle imprese è soffocata da un tessuto criminale. Dobbiamo combattere insieme, istituzioni e società civile, una lotta senza riserve a sostegno delle imprese e dei lavoratori onesti che operano in questo territorio’.
Se nella lotta alle ecomafie si registrano risultati nel Casertano, non altrettanto si può dire per la confinante provincia di Napoli dove sussistono situazioni di grave allarme. Proprio nei giorni corsi alcuni giornali nazionali hanno ripotato alcune agghiaccianti testimonianze.
‘Di sera lasciavamo le fondazioni ancora da riempire e la mattina dopo le trovavamo colme di cemento, un cemento di colore strano, giallastro, che puzzava in modo nauseante’. Questo ha raccontato uno degli operai che ha costruito la scuola materna ad Acerra, provincia di Napoli appunto, su cui sta indagando la magistratura di Nola: l’intero plesso sarebbe stato costruito con rifiuti tossici. ‘Alcuni bambini qui stanno accusando allergie, asma e altri sintomi legati alla presenza di inquinanti – ha dichiatrato agli inizi di gennaio al Corriere della Sera, Alessandro Cannavacciuolo, guardia ambientale in prima linea contro le ecomafie che ha denunciato il fatto agli inquirenti-. Da mesi aspettiamo un intervento della magistratura che pare non arrivare mai’.
Poco lontano, nel territorio di Palma Campania, dove c’è una uscita della A30, un intero tratto autostradale sarebbe stato costruito su un substrato di rifiuti tossici riciclati da un clan della camorra. In alcune cave della zona, confinanti con terreni coltivati, sono stati portati in superficie cromo, rame, zinco, oli minerali e fanghi contenenti i rifiuti di acque reflue industriali il tutto misto a materiali da costruzione. Alfredo Mazza, medico del Cnr che per primo ha denunciato sul Lancet Oncology (autorevole rivista scientifica inglese) l’ecatombe che si sta verificando in questa zona, ha definito il territorio che va da Marigliano a Palma Campania a Brusciano: il triangolo della morte.
‘I dati in possesso di chi opera in prima linea per la cura e la prevenzione dei tumori parlano chiaro – dice da parte sua Gennaro Esposito dell’associazione Medici per l’Ambiente -. In questi tre comuni c’è il record di tumori al polmone, colon retto, genitali e fegato’. Nel ‘triangolo della morte’ la gente vivrebbe in appartamenti, scuole, parchi costruiti con cemento e amianto misto ai veleni dell’industria.
‘Ci vive tutti i giorni – scrive il Corriere della Sera – e forse non ne è ancora consapevole tanto è stata capillare l’azione delle ecomafie. Lentamente la magistratura sta facendo chiarezza su quelli che fino a ieri erano solo dubbi. In altri casi, invece, la verità non verrà mai a galla perché coperta dalle prescrizioni o da un fitto strato di cemento come avvenuto con un centro commerciale’. Chi ha scavato nella zona ha riportato in superficie persino bidoni di liquami industriali provenienti dalla Germania, un affare criminale che porta soldi nei forzieri del clan Alfieri.
Che l’esperienza positiva del Casertano, illustrata dal ministro Catania, possa essere trasferita anche da queste parti?