In India entro il 2015 uno Stato al 100% bio

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Lo Stato indiano del Sikkim ha approvato un piano che mira a certificare come biologica l’intera produzione agricola interna entro il 2015. Il Sikkim è uno Stato piccolo, con territorio di dimensioni simili a quelle del Friuli o, se preferite, poco più grandi di quelle dell’Umbria e una popolazione di mezzo milione di abitanti, ai confini con l’Himalaya.

E’ stato il primo Stato indiano a introdurre l’agricoltura biologica dieci anni fa, nel 2003. Più di 8.000 ettari di terreno furono subito avviati a una conversione durata sei anni, sulla base di una road map elaborata dai diversi enti governativi; già nel maggio 2003 la vendita di fertilizzanti e pesticidi chimici di sintesi è stata completamente vietata, con la chiusura di tutti i punti di distribuzione del settore pubblico e privato.

In alternativa, il governo ha promosso un uso su larga scala di fertilizzanti biologici, ha istituito 24.536 unità rurali per il compostaggio e 14.487 unità di produzione di vermicompost.

Il programma sui villaggi bio è stato adottato nel 2003 e ha coinvolto circa 400 villaggi, 14 mila agricoltori e 5.500 ettari in 4 distretti. Le aziende agricole di proprietà pubblica – a Nazitam e Mellidara – sono state trasformate in "Centro di eccellenza per l’agricoltura biologica" per svolgere ricerca e sperimentazione.

La linea intrapresa dallo Stato non si è interrotta con il passare degli anni, tanto che nel 2010 è partito il progetto "Sikkim Organic Mission" con la costituzione di una specifica agenzia statale presieduta dal capo del governo per l’attuazione e il monitoraggio del programma e dei suoi step intermedi. Fa parte del progetto la conversione degli altri 50 mila ettari entro il 2015.

L’iniziativa ha preso piede in grande stile: 30 mila agricoltori sono nel sistema di controllo ICS in diverse fasi di conversione. Secondo i dati più recenti, lo Stato ha registrato circa 80 mila tonnellate di produzione, di cui 45.890 di zenzero, 3.510 di cardamomo, 2.790 di curcuma, 4.100 di grano saraceno, 3.210 di fagioli neri, 20.110 tra mandarini e arance. Una parte significativa della produzione è biologica, dato che quasi il 20% della superficie nazionale è già a certificazione bio.

La sfida sarà valorizzare sul mercato biologico l’intera produzione: attualmente lo zenzero viene venduto sul mercato di Delhi, il cardamomo viene esportato in Medio Oriente e gli agrumi raggiungono Calcutta e il Bangladesh.

Il governo del Sikkim ha dato vita a una struttura autonoma per coordinare la commercializzazione dei prodotti biologici e ha aperto un negozio di vendita al dettaglio dei prodotti biologici dello Stato a New Delhi. Sono inoltre stati istituiti 10 bazar biologici presso le maggiori destinazioni turistiche del Paese, in cui i produttori possono effettuare la vendita diretta senza intermediari. Le pubbliche autorità collaborano con organismi accreditati dall’APEDA, come OneCert Asia, IMO, LACON, SGS e EcoCert, che provvedono alle ispezioni e alla certificazione. Sono state messi a punto anche alcuni laboratori di analisi del terreno fissi e mobili, un laboratorio fisso per il controllo dei parassiti e alcune unità mobili che svolgono anche attività di consulenza tecnica agli agricoltori. Al Biofach di Norimberga l’India è stata recentemente il Paese protagonista: non era un caso. (fonte: Assobio) 

 

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