Le mele bio devono guardare avanti, al lungo periodo, se vogliono continuare a soddisfare il mercato. “Anche nel biologico – ha raccontato Hannes Tauber, responsabile marketing di VOG – l’assortimento è in continua evoluzione. Il nostro obiettivo è portare il consumatore, anche giovane, a consumare mele. Come consorzio il nostro compito è studiare il mercato e capire cosa vorrà nel 2035, 2040, 2050, in modo da permettere ai nostri agricoltori di coltivare le varietà che possano soddisfare le esigenze future. Proprio con questo approccio 15 anni fa abbiamo investito in varietà come Giga, RedPop o Cosmic Crisp che oggi ci permettono di essere sul mercato nei mesi estivi, dove prima non c’era disponibilità di prodotto”.
Questa è una delle priorità per il Consorzio VOG, insieme alla comunicazione che deve trasmettere il gusto e i valori delle mele bio in modo da ottenere un prezzo giusto che soddisfi sia produttori che i consumatori. “Insieme ai distributori – ha sottolineato – dobbiamo creare una comunicazione di punto vendita che coinvolga il consumatore, in modo che non voglia uscire dal reparto ortofrutta, perché lì trova un mondo di colore e gusti di cui ha bisogno e perché lì si sente a casa”.
Dopo un anno complicato, nel 2024 i consumi di mele bio si sono stabilizzati. “Anzi – ha precisato Carmen Sigmund, brand manager Bio di VOG – sta superando i livelli pre-Coronavirus. Quello che abbiamo visto è un cambio di canale: lo specializzato sta ancora soffrendo e deve trovare delle soluzioni, mentre crescono supermercato e discount. Anche in questo canale il biologico non è più una nicchia: tutte le catene hanno ormai una propria strategia di sostenibilità dove entra anche il prodotto bio. Nei discount, sia in Italia che in Germania, è però difficile portare avanti i propri brand, a meno che non siano molto forti. Noi proviamo a distinguerci con le nostre varietà che non si trovano come private label”.
Elena Consonni
