Dal 24 settembre al 15 novembre 2024: slitta ancora una volta il termine di presentazione dei Programmi Annuali di Produzione-PAP, documento che annualmente le imprese agricole biologiche devono presentare secondo quanto stabilito dal Decreto Ministeriale n. 18321 del 9 agosto 2012. Lo slittamento (il quarto nel corso dell’anno, ndr) è stato deciso dal MASAF, con il Decreto n. 484607 del 24 settembre scorso in base al fatto di aver recepito “le richieste formulate dal mondo associativo di allineare il termine di presentazione dei Programmi Annuali di Produzione a quello previsto dalla Circolare AGEA n. 56966 del 19 luglio 2024, per la presentazione della rettifica della notifica di attività di produzione biologica al fine assicurare un buon esito del processo di innovazione e di garantire un corretto allineamento dei due atti amministrativi”.
Già da anni le imprese e associazione di settore sottolineano che il PAP presenta troppe complessità amministrative e di funzionamento. In particolare, il documento contiene le medesime informazioni di base del Piano colturale, che viene annualmente presentato per le domande PAC, con alcune informazioni aggiuntive specifiche per il biologico. La scadenza per la presentazione del PAP è prevista, da Decreto Ministeriale, per il 31 gennaio di ogni anno. Il disallineamento di tale scadenza con quella del 15 maggio prevista per la presentazione della domanda PAC crea puntualmente, ogni anno, notevoli difficoltà di gestione delle diverse pratiche amministrative.
Abbiamo chiesto al presidente di AIAB, Giuseppe Romano, come ha accolto questo slittamento.
– Era necessario?
“L’ulteriore slittamento dei PAP al 15 novembre, che noi consideriamo folle, è legato alla presentazione della domanda unica che si appoggia sul sistema grafico e che ha mandato fuori controllo le informazioni alfanumeriche delle notifiche fatte sul SIB. Il risultato è stato l’impossibilità di elaborare i PAP a causa della mancanza di coerenza tra fascicolo e notifiche. Solo poche aziende sono riuscite ad elaborare i PAP in alfanumerico prima dell’apertura del sistema informatico, tutte le altre, che intendevano farlo in contemporanea al PCG, Piano Colturale Grafico del fascicolo, sono costrette a seguire queste continue proroghe di scadenze. E’ anche vero, però, che i dati sulla rischiosità delle aziende sono abbastanza consolidati e non ci sono grosse variazioni annuali e i piani di verifica fatti sono coerenti e assolutamente in linea con le criticità delle aziende”.
– Cosa fare per rendere più lineare e meno farraginosa la presentazione dei PAP?
“Il PAP non è farraginoso di suo, in realtà è banale, ma ha generato la prima criticità a causa del gap tra il sistema grafico e sistema alfanumerico. É dunque necessario trasferire tutto il biologico sul sistema grafico. Un obiettivo a cui AIAB sta lavorando da tempo e che dovrebbe diventare uno degli strumenti di miglioramento di tutto il sistema, sia di produzione, sia di controllo. Anche perché ci aiuterebbe molto a identificare meglio il territorio, la sua pericolosità, come ad esempio i confini a rischio, il tipo di coltura, le fasi di lavorazione e raccolta, e così via. Quando saremo riusciti a portare le notifiche sul fascicolo grafico, la procedura dei PAP sarà ulteriormente semplificata inserendo solo le rese nel momento della compilazione dei piani di coltivazione. Una procedura più agevole e veloce in particolare per le produzioni agricole e zootecniche. Certo, se da una parte io sono un grande sostenitore dell’informatizzazione, dall’altra sono molto preoccupato perché non vedo da parte del Ministero la giusta attenzione sui dettagli del processo. Si tratta infatti di un passaggio complesso che richiede una grande attenzione per non creare danni ai produttori. Teniamo conto che il bio, oltre ai pagamenti si porta dietro molteplici aspetti normativi, istituzionali e di controllo che vanno dall’emissione delle superfici ai prodotti del certificato e che intercettano un variegato mondo istituzionale (Regione, ICQRF, e così via). Non credo quindi, come si sente dire, che il PAP non si realizzerà. Credo invece che si stia cercando la strada giusta per poterlo utilizzare il prossimo anno in modo più coerente e veloce nel Piano Grafico. Non bisogna buttare via uno strumento che può essere di grande aiuto e che va solo migliorato”.
– Vicenda PAP a parte, c’è troppa burocrazia e magari anche troppi controlli nel biologico?
“Mi pare che con l’introduzione delle ultime misure (Decreto 148 e Decreto Non conformità) ci sia stato un vero e proprio attacco a tutti quei produttori che già combattono con le crisi planetarie e con la complessa burocrazia italiana. In altre parole, invece di premiare l’agricoltore bio che, con molta fatica e dedizione, mantiene l’ambiente pulito, contrasta i cambiamenti climatici e nutre in modo sano i cittadini, lo si considera un truffatore di default, a meno che non dimostri la sua buona fede. Un quadro normativo che impone salatissime multe e che rappresenta un paradosso rispetto ad altri settori alimentari dove non esistono sanzioni economiche di questa entità, nonché un paradosso tutto italiano. Negli altri Stati membri, infatti, non si registrano normative così severe, cosa che espone gli agricoltori italiani al rischio di perdere competitività a livello internazionale. Bisognerebbe invece utilizzare la tecnologia, quella di cui abbiamo parlato – piani grafici, rilevazioni satellitari, monitoraggio, e altro – anche per il controllo e verificare da remoto ciò che non si potrebbe verificare neanche vivendo tutto l’anno in azienda. Insomma, la strada c’è, bisogna solo scegliere di percorrerla, assumendosi parte della responsabilità come Associazioni e come Amministrazioni, non scaricando sempre tutto l’onere del sistema biologico sull’agricoltore, AIAB è pronta a fare la sua parte!”.
Cristina Latessa