La siccità in Sicilia impone scelte d’emergenza. Anche nel biologico. Alla declaratoria di calamità naturale approvata nei giorni scorsi dal governo regionale, si aggiungono un paio di provvedimenti amministrativi che vengono incontro alle difficoltà degli agricoltori e degli allevatori biologici.
Il primo riguarda la possibilità di derogare all’uso dei foraggi e dei mangimi bio negli allevamenti biologici. Per tutto il 2024, infatti, secondo quanto prevede il decreto firmato lo scorso 6 febbraio da Dario Cartabellotta, dirigente generale del Dipartimento agricoltura della Regione Siciliana, gli allevatori biologici potranno somministrare razioni convenzionali visto che foraggi e mangimi bio sono introvabili in Sicilia e, se acquistati oltre lo Stretto, hanno costi proibitivi, fino a quattro volte il prezzo medio pagato lo scorso anno nell’Isola.
La deroga che è prevista in casi eccezionali dal Regolamento UE 848/2018 sulla produzione biologica, viene concessa agli interessati dall’Organismo di controllo biologico a cui sono assoggettati. Pertanto i singoli allevatori dovranno chiedere (via pec) la deroga al proprio organismo di controllo dichiarando le quantità di foraggi e mangimi non biologici di cui necessita.
Adesso però gli allevatori si aspettano altro. E invocano l’intervento della Protezione Civile ,come accadde in occasione della gravissima siccità del 2002, quando intervenne in forze per salvare gli allevamenti con acqua e foraggi.
L’altro provvedimento riguarda il pagamento delle domande a valere sul bando 2023 dell’azione SRA29 (mantenimento del metodo di coltivazione biologico), che nelle scorse settimane agitò tutto il mondo bio. Il motivo del nervosismo? Visto l’elevato numero di domande e l’inopportunità di dedicare gran parte della dotazione prevista dal Complemento di programmazione regionale a un solo bando, l’Autorità di Gestione del CPR (Complemento di programmazione regionale della Pac) comunicò che sarebbero stati applicati i criteri di priorità previsti nel bando (procedura finora mai adottata). Il che avrebbe escluso un bel po’ di aziende, e cioè quelle che non riuscivano a dimostrare di avere commercializzato come biologica la propria produzione. Situazione che non deve stupire e che è molto diffusa. Agli acquirenti non biologici a cui, spesso in mancanza di alternative, molti agricoltori e allevatori bio sono costretti a cedere la propria produzione, non importa affatto che nei documenti di vendita la merce sia descritta come bio. Anzi, spesso chiedono espressamente di non inserire questa specifica.
La siccità, i capricci di un clima impazzito, la crisi del settore, il continuo aumento dei costi di produzione che hanno messo in ginocchio l’agricoltura isolana e che costituiscono alcuni dei tanti motivi del malcontento degli agricoltori – in piazza e numerosi anche in Sicilia – hanno indotto l’Autorità di gestione a procrastinare la “stretta” sul biologico che prevedeva di indirizzare l’aiuto alle aziende che producono per il mercato specifico. Con buona pace dei “rimbrotti” della Commissione UE che durante l’audit strategico della scorsa estate aveva sollecitato la Sicilia a cercare di migliorare le performance dei consumi bio nell’Isola (vedi news). Agli euroburocrati, infatti risultò incomprensibile il fatto che nella Regione italiana in testa per superficie bio, i consumi bio siano fermi al palo.
L’emergenza, come accade spesso, costringe a scelte diverse e a volte estreme. Così, almeno con riferimento al bando 2023, anche il premio per il biologico diventa un salvagente per molte aziende agricole che prediligono la sostenibilità ma che subiscono le stranezze di un mercato che considera ancora il biologico come una nicchia destinata a una élite di consumatori.
“Non è da considerare però un liberi tutti”, ammonisce Dario Cartabellotta, dirigente generale del Dipartimento agricoltura. Con il bando 2024 i criteri di priorità saranno adottati fin da subito, cosicché il premio possa andare prima alle aziende virtuose che producono per il mercato del bio. Solo dopo avere soddisfatto queste, si potrà passare (se rimangono fondi disponibili) anche alle altre.
Angela Sciortino