Sicilia: biodiversità a rischio sulle Madonie, ma le Istituzioni regionali latitano

Parco delle Madonie

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La fauna selvatica mette a rischio la biodiversità del Parco delle Madonie. Si tratta di daini e cinghiali che, introdotti con leggerezza nei decenni scorsi in zone dove manca da tempo il loro antagonista naturale, il lupo, si sono riprodotti e diffusi senza limiti e da alcuni anni sono diventati una vera e propria piaga.

I daini mangiano di tutto mettendo a rischio la capacità di rigenerazione naturale del bosco e dei pascoli naturali di montagna. I cinghiali distruggono tutto quello che incontrano lungo il loro cammino. Letteralmente rase al suolo intere coltivazioni di preziose cultivar locali di ortaggi. Ma anche le infrastrutture e le strutture rurali, come recinzioni, impianti di irrigazione e muretti a secco, vengono distrutte, portando gli agricoltori ad abbandonare le campagne e causando problemi di desertificazione e dissesto idrogeologico.

Il grido di allarme è stato lanciato nelle settimane scorse da Michele Macaluso, amministratore comunale di Polizzi Generosa (comune delle Madonie in provincia di Palermo) e agronomo che per tanti anni si è occupato di agricoltura nel territorio: “È surreale quanto sta accadendo nel territorio delle Madonie. Siamo in presenza di una invasione biblica di fauna selvatica, rappresentata da cinghiali e daini, che sta depauperando e distruggendo in modo irreversibile l’ecosistema delle Madonie. Dai pascoli naturali di altura ai giovani virgulti e polloni di rigenerazione boschiva, dalla biodiversità agraria di eccellenza come i presidi Slow Food quali: il fagiolo badda e il “pipiddu” (peperone, ndr) di Polizzi, l’albicocco di Scillato, la provola e la manna delle Madonie, alla biodiversità delle specie spontanee, dai ripopolamenti animali naturali alla zootecnia transumante, tutto è sotto attacco e prossimo alla scomparsa”.

Il presidente dell’Unione Madonie Pietro Macaluso e Francesco Migliazzo presidente del Gal Madonie hanno rincarato la dose rivolgendosi alle istituzioni regionali che latitano: “La situazione è al limite della sopportazione e della sopravvivenza del territorio e dell’ambiente protetto dove non si può più fare una escursione tranquilla. I cinghiali sono diventati i padroni delle Madonie fino a mare. Spadroneggiano ovunque, anche tra gli agrumeti e gli orti creando danni ingenti alle culture e alle strutture; nulla li ferma e a breve li troveremo tra i bagnanti a Cefalù”.

A seguito della non-azione o di blandi interventi finalizzati al contenimento della fauna selvatica, la situazione è diventata insostenibile. Da qui la richiesta alla Regione di agire concretamente e senza ulteriori ritardi per preservare lo sviluppo sostenibile e la biodiversità. “Altrimenti – dicono Macaluso e Migliazzo – la resilienza delle comunità locali nelle Madonie risulterà solo una parola vuota”.

Inoltre, sostengono gli amministratori locali dei comuni madoniti, è necessaria una maggiore sensibilizzazione sulla conservazione dell’ecosistema e l’importanza della biodiversità per la sostenibilità delle comunità rurali.

Nelle more che “mamma Regione” si svegli dal torpore e intraprenda azioni più incisive e (si spera) risolutive, l’Ente Parco delle Madonie ha messo a disposizione degli agricoltori e cittadini alcuni numeri telefonici per segnalare la presenza dei suidi sul territorio. Un servizio utile, sí, ma che non costituisce la soluzione al problema.

Angela Sciortino

 

Per approfondire l'inchiesta: 
1. Sicilia, va difesa la biodiversità ma il governo temporeggia
2. Il progetto Biologico A+++ per ripristinare la biodiversità funzionale

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