“Abbiamo inviato una richiesta formale al sottosegretario L’Abbate per una riflessione serena e seria, nel pieno rispetto dei ruoli, riguardo allo studio che ha portato alla recente modifica del D.M. n. 309 del 13 gennaio 2011 (vedi news) e, dunque, a nuovi limiti dei residui di acido fosfonico nell’ortofrutta, soglia che tengo a precisare non misura la salubrità del prodotto ma è mero indice del metodo adottato”. Con queste parole Giampaolo Rubinaccio, coordinatore del Tavolo Frutta a Guscio dell’Organismo Interprofessionale ha spiegato a GreenPlanet i motivi che hanno spinto le Organizzazioni dei produttori che producono nocciole biologiche e frutta a guscio facenti capo all’Unione Nazionale Italia Ortofrutta e la sezione Frutta a guscio dell’Organismo Interprofessionale Ortofrutta Italia a chiedere un tavolo di confronto direttamente al MIPAAF per approfondire la questione “Contaminazioni accidentali e tecnicamente inevitabili di prodotti fitosanitari in agricoltura biologica”, oggetto della rettifica del decreto, e contestualmente la possibilità di adottare dei meccanismi di salvaguardia che evitino la mancata commercializzazione di tali produzioni come bio.
“L’applicazione di tali restrizioni – ha denunciato Rubinaccio – causerebbe problemi all’intera filiera biologica in un momento di totale incertezza economica e di conseguenza sulle prospettive future, in particolare per il comparto della frutta a guscio rispetto al quale non viene fatta nessuna specifica legata ai risultati dello studio”.
Al contrario, secondo quanto scritto nella missiva, “dalle analisi chimiche effettuate dalle O.P. sul prodotto nocciola biologica, aventi una storicità di alcuni anni, emerge che la presenza di acidi fosfonici ha un andamento altalenante, con valori ben superiori a quelli indicati, anche in assenza di uso di fertilizzanti e prodotti fitosanitari. Sembrerebbe quindi che tale sostanza non si possa direttamente ricondurre a trattamenti di tipo chimico ma bensì a più complessi meccanismi fisiologici di interazione ‘pianta- suolo’ ancora non ben noti e conosciuti”.
Dunque l’applicazione del decreto provocherebbe un triplice danno, uno economico alla filiera del biologico, uno ‘di immagine’ al prodotto integrato – dove i livelli di residui di fosfonati tollerati sono molto più elevati – e uno, più locale, alla produzione di nocciole del Viterbese, un’area già sotto la lente d’ingrandimento per questioni legate al binomio agricoltura-sostenibilità ambientale che perderebbe così un’ulteriore occasione per riscattarsi. (c.b.)