Carne coltivata, grani antichi e nuove tecnologie. Temi caldi che Sharon Cittone, delegata italiana del G100 e Global Chair Food Innovation, ha affrontato in una lunga intervista a Io Donna, tracciando un quadro complessivo del futuro del cibo e delle sfide che affronteremo presto.
Indicata da Forbes tra le donne più potenti al mondo che plasmeranno il futuro del cibo, Cittone è tra le ospiti eccellenti del Women Economic Forum, in corso per la prima volta in Italia, a Roma, fino al 23 novembre. La sua piattaforma, Edible Planet Ventures, supporta l’innovazione nel settore agroalimentare, cruciale per il nostro pianeta, spesso affetto da pregiudizi e convinzioni radicate.
Secondo Sharon Cittone sono sette le principali sfide del futuro del cibo, corrispondenti a scelte di acquisto che ognuno di noi può fare durante la spesa, magari non oggi, ma presto.
1. Carne coltivata
“L’aspetto cruciale per un pianeta con popolazione in crescita e crescente richiesta di carne riguarda le proteine alternative e complementari. La carne coltivata rappresenta una soluzione evidente, e chi non lo vede adotta una prospettiva limitata“, spiega Cittone. Queste parole arrivano dopo l’approvazione al Parlamento del disegno di legge che proibisce la produzione e la vendita di carne coltivata in Italia (ma non ne vieta l’importazione dall’estero, a condizione che l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, EFSA, si esprima a favore).
Tra i pregiudizi diffusi c’è l’idea che si tratti di carne sintetica. “Ma, in realtà, si tratta di proteina animale creata in laboratorio senza l’aggiunta di antibiotici, rappresentando il meglio che si possa desiderare”.
C’è anche il falso timore che ciò possa danneggiare il “Made in Italy”. Tuttavia, vietando la produzione di carne coltivata, non si sta realmente supportando gli agricoltori italiani poiché “l’Italia importa la metà della carne che consuma. Inoltre, il cambiamento climatico rende sempre più difficile fare agricoltura in Italia, quindi trovare alternative è cruciale in questo settore”. Il risultato del divieto potrebbe essere che i consumatori italiani continueranno ad importare carne, anche quando quella coltivata sarà disponibile.
2. Allevamenti intensivi
La sfida si pone contro gli allevamenti intensivi, destinatari dei foraggi prodotti sul 60% delle terre coltivabili nel mondo. É una vasta quantità di suolo quella che viene impiegata per nutrire gli animali allevati in batteria. “Considerate la differenza tra un pollo di 50 anni fa e quello odierno: ci si ritrova a consumare polli dalla struttura muscolare ipertrofica, con pettorali enormi, ma con poche caratteristiche tipiche del pollo”.
3. Valorizzazione delle eccellenze italiane
La carne coltivata non rappresenta una concorrenza per le eccellenze. Al contrario, “la carne prodotta da allevatori come la razza Chianina o quella ottenuta in malga sarà preservata, considerate come eccellenze italiane. È giusto investire di più per consumare meno carne, purché sia di alta qualità e salutare“.
L’innovazione, anche nel settore della carne coltivata, attira investimenti che portano vantaggi come la creazione di posti di lavoro e la crescita economica. Questo aiuta anche a trattenere talenti che altrimenti potrebbero cercare opportunità all’estero, dove l’innovazione è maggiormente finanziata.
4. Agricoltura rigenerativa
L’approccio futuro riguardo al cibo coinvolge sia un ritorno a pratiche agricole tradizionali, ispirate alla saggezza dei nostri nonni, sia l’innovazione. “L’agricoltura biologica e rigenerativa rappresenta il percorso chiave”, si basa sull’aumento della biodiversità delle piante e dei microbi presenti, sull’integrazione di animali e piante nell’ecosistema agricolo e sulla concessione di tempo alla terra per rigenerarsi.
5. Biodiversità
È davvero sorprendente pensare che, nonostante la vasta varietà di piante commestibili disponibili, ci basiamo principalmente su un numero così limitato di colture per il nostro sostentamento quotidiano. Questa dipendenza da poche specie alimentari può limitare non solo la diversità dei sapori, ma anche l’apporto nutrizionale complessivo.
La trascuratezza di migliaia di altre colture può essere dovuta a vari motivi, inclusi bassi rendimenti o la mancanza di interesse nel mercato globale. Tuttavia, sostenendo queste colture attraverso politiche e finanziamenti adeguati, è possibile farle rinascere.
6. Trasparenza nella filiera
Tra le sfide del futuro del cibo c’è anche una nuova attenzione alla filiera. “Significa chiedersi e pretendere di sapere da dove viene il cibo che si porta in tavola. Sia la carne coltivata, la bistecca di Chianina, l’ananas o il piatto di pasta. Quando sull’etichetta leggete un’ingrediente che fate fatica a pronunciare, non comprate quel prodotto”.
7. Riduzione dello spreco alimentare
Lo spreco lungo tutta la catena alimentare impatta fortemente sull’ambiente e sulle finanze. La gestione degli imballaggi, inclusi quelli biodegradabili non effettivi, è una componente cruciale delle nostre scelte. Provare a pesare la frutta senza sacchetto e apporre l’etichetta direttamente su di essa è un modo per cambiare abitudini.
Cittone, infine, sottolinea che ogni nostra decisione può contribuire a un futuro alimentare migliore, invitando a un approccio consapevole e responsabile verso ciò che mettiamo in tavola.
Fonte: Io Donna