La Commissione europea ha reso noti il 16 aprile i dati dei test condotti sulla carne in vendita nei mercati comunitari. Il risultato dei test è sconcertante: nel 5% della carne etichettta come bovina sono state trovate percentuali di carne di cavallo. I test del DNA sono stati effettuati su oltre quattromila prodotti bovini: 193 di questi sono risultati positivi.
La Commissione ha anche preso in esame tremila carcasse di cavalli e nello 0,5% dei casi ha riscontrato tracce di fenilbutazone, farmaco potenzialmente dannoso e assolutamente proibito nella catena alimentare umana. Sia il commissario per la salute e per i consumatori Tonio Borg che la European Food Safety Authority (EFSA) hanno dichiarato che si tratta di frode alimentare e non di un problema di sicurezza alimentare.
L’ESFA ha dichiarato che i quantitativi di fenilbutazone non sono tali da rappresentare un rischio per la salute.
Lo scandalo della carne equina è andato a minare la fiducia dei consumatori, facendo crollare le vendite del settore. La Francia è il Paese nel quale è stata riscontrata la maggiore percentuale di frodi alimentari con ben 47 test positivi su 353 effettuati, vale a dire il 13% dei casi.
Al Regno Unito, invece, il biasimevole primato dei 14 test positivi al fenilbutazone nella carne equina destinata al consumo umano. Anche se va detto che nel Regno Unito sono stati effettuati circa 800 controlli, oltre un quarto di tutti quelli eseguiti nell’Unione Europea.
Nessuna presenza di questo farmaco nei 454 campioni che i Nas hanno esaminato in Italia. In Italia sembrava più alta la presenza non dichiarata di carne di cavallo, riscontrata in 93 casi, dunque il 20% del totale, ma poi da Roma è arrivata una smentita. I casi accertati sarebbero 33 comunque sopra la media europea.
Il caso ripropone la necessità di mettere ordine nel sistema di controllo e etichettatura dei prodotti a base di carne. Allo studio c’è un ‘pacchetto salute’ che riguarda sia i prodotti di origine animale, sia quelli vegetali con misure severe che mettano un freno a comportamenti fraudolenti.
La Commissione Europea deciderà se continuare con i test sull’esame del Dna (costati sin qui 2,5 milioni di euro e solo in parte cofinanziati dalla Ue). Allo studio c’è anche l’istituzione di un ‘passaporto’ per i cavalli che consenta di tracciare ogni spostamento degli animali e delle loro carni. All’ultimo punto, ma meriterebbe di essere messo al primo posto, c’è anche l’etichettatura di origine.