Sardegna tra le ‘zone blu’ dove si vive di più

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Le chiamano ‘zone blu’ e sono i luoghi del mondo dove si vive di più. Ne fanno parte Ikaria in Grecia, Loma Linda in California, Okinawa in Giappone, la Costa Rica e la nostra Sardegna. Questi luoghi hanno in comune la scarsa diffusione del fumo, la priorità alla famiglia, l’attività fisica continua e intensa poiché le zone sono scoscese e costringono a camminate dispendiose, una vita sociale importante e un’alimentazione basata fondamentalmente su frutta, verdura e cereali.

 

Secondo alcuni studi, in Sardegna, nella zona dell’Ogliastra, si registrano i dati di longevità più elevati al mondo, confermati attraverso un rigoroso processo di validazione, come confermato da Gianni Pes, del dipartimento di Scienze biomediche dell’Università di Sassari. Le prime osservazioni risalgono agli anni ’70 quando i dati ISTAT indicavano che l’aspettativa di vita di questa popolazione era la più elevata d’Italia e che la mortalità maschile era inferiore a quella femminile. E nel 1999, in occasione di un simposio a Montpellier sulla longevità, fu reso noto che gli ultracenternari di Ogliastra erano in numero superiore non solo rispetto alla media italiana, ma anche rispetto agli altri paesi europei.

La scoperta della ‘zona blu’ sarda ha dato il via ad una serie di indagini scientifiche in varie aree planetarie che hanno consentito di individuarne altre: appunto l’isola di Okinawa in Giappone, la penisola di Nicoya in Costa Rica, l’isola greca di Ikaria nel Mar Egeo.

Nella zona blu sarda fino agli anni ’50 l’alimentazione era caratterizzata da un largo consumo di cibi fermentati e a basso indice glicemico, come ad esempio il pane a fermentazione naturale o a pasta acida, povera di zuccheri semplici, ricca di acido lattico e amido che può aver contribuito a mantenere basso il rischio di diabete. Anche un moderato consumo di vino rosso può aver avuto un ruolo protettivo verso le malattie cardiovascolari.

Per quanto riguarda lo stile di vita, sicuramente l’attività agricola e pastorale ha ricoperto un ruolo incisivo.

Ma come afferma Gianni Bes, ‘le popolazioni delle zone blu dovranno fare i conti con il progresso e il futuro dipenderà da quanto le nuove generazioni riusciranno a mantenere delle vecchie abitudini alimentari e degli altri fattori positivi per la salute. La lezione principale che si può trarre da questo studio, conclude, è che i fattori che si possono modificare hanno un peso maggiore di quelli ereditari’.

Per Roberto Bernabei, direttore del Dipartimento di geriatria del Gemelli di Roma e presidente di Italia Longeva, network voluto dal Ministero della Salute, dall’Inrca e dalla Regione Marche per occuparsi di salute e longevità, ‘i giovani di oggi hanno una probabile aspettativa di vita di cento anni e tutte le nazioni dovranno fare i conti con questo dato. Solo se i futuri nonni saranno il più possibile in salute e autosufficienti, gli Stati e i sistemi sanitari nazionali riusciranno a garantire una assistenza utile e ragionevole’.

Italia Longeva ha stilato una serie di consigli pratici per aspiranti centenari felici:

1) Evitare l’assunzione di fumo, alcol e sostanze stupefacenti, dedicando tempo all’attività fisica che migliora corpo e mente;

2) Costruirsi, se possibile, una solidità economica anche tramite assicurazioni e pensioni integrative;

3) Programmare la casa per il futuro, con dispositivi che garantiscano sicurezza e risparmio energetico;

4) Avvicinarsi il più possibile alla tecnologia per usufruire di contatti e servizi;

5) Riscoprire la serenità degli affetti familiari.

 

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