Salvo uno dei paradisi terrestri: la Foresta del Grande Orso

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Uno storico accordo per la salvaguardia della Foresta del Grande Orso del Canada, una delle più grandi foreste pluviali temperate del mondo è stato annunciato l’8 febbraio dal governo della provincia canadese della British Columbia e dai governi di oltre venti Prime Nazioni indigene.

L’accordo, sostenuto da Greenpeace, Forest Ethics, Sierra Club British Columbia e imprese forestali, sancisce la protezione di tre milioni di ettari di foresta, un territorio grande approssimativamente quanto il Belgio, nonché habitat di lupi, grizzly, uriette marmorizzate, salmoni, rane e del rarissimo orso kermode o ‘orso spirito’, una sottospecie di orso nero che vive lungo le coste centro-settentrionali della Columbia Britannica.

 

Un decimo della popolazione esistente dell’orso kermode è composta da esemplari dalla pelliccia bianca o color crema. Per il loro aspetto, gli ‘orsi spirito’ hanno un ruolo molto importante nella mitologia delle Prime Nazioni.

La lotta per la protezione della Foresta del Grande Orso è cominciata a fine anni Novanta, quando il 95 per cento del territorio era senza tutele e soggetto a deforestazione.

Dopo anni di proteste, sfociate in una campagna di pressione internazionale che ha portato alla cancellazione di contratti milionari con imprese operanti nella Foresta, nel Duemila sono iniziati i negoziati, conclusi con successo proprio pochi giorni fa. Con i suoi innovativi standard giuridici, scientifici e morali, l’accordo per la salvaguardia della Foresta del Grande Orso rappresenta un modello globale per la conservazione su larga scala delle foreste, la protezione dei diritti delle popolazioni indigene e la lotta ai cambiamenti climatici.

Ora nell’85 per cento della Foresta del Grande Orso è proibito il disboscamento: cedri millenari e imponenti pecci di Sitka non dovranno più temere le motoseghe. Ciò eviterà la liberazione nell’atmosfera di circa 640 mila tonnellate di anidride carbonica l’anno, e permetterà alle Prime Nazioni, che abitano da sempre queste territori, di vedere riconosciuti i propri diritti. Nel restante 15 per cento del territorio – circa 550 mila ettari – sarà consentita la silvicoltura a fini commerciali, seppur soggetta a uno dei regolamenti più severi al mondo.

‘Questo accordo rappresenta un fondamentale passo in avanti perché dimostra come il rispetto dei diritti delle popolazioni indigene, la salvaguardia della fauna selvatica, la protezione ambientale e gli interessi economici possano coesistere nel migliore dei modi’, sostiene Richard Brooks, coordinatore della Campagna Foreste di Greenpeace Canada. ‘Quanto ottenuto consolida il controllo dei popoli indigeni sui loro territori originari, e garantisce l’integrità ecologica di un ricco e antico sistema di boschi ed isole’, conclude.

 

 

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