Le vaste distese di sabbia nel Delta del Po emiliano possono diventare risorse preziose, oltre che per l’ecosistema, anche per l’economia locale. Lo dimostra il progetto Valoser partito tre anni fa per la creazione di un vero e proprio Distretto che promuova lo sviluppo sostenibile di questa parte del Delta attraverso l’integrazione delle attività produttive e la salvaguardia della biodiversità. Pubblico e privato, dalla Regione Emilia-Romagna a diverse aziende agricole, sono stati gli attori del progetto. In questi tre anni hanno verificato se nella zona delineata dai confini di sei Comuni del Ferrarese (Mesola, Goro, Codigoro, Lagosanto, Ostellato e Comacchio) per una superficie lorda di circa 18.600 ettari coltivabili, sia possibile praticare un’agricoltura virtuosa, buona per l’ambiente e per il consumatore, che valorizzi i prodotti ortofrutticoli coltivati su suolo sabbioso.
I risultati di questo lungo periodo di sperimentazione dicono assolutamente di sì e sono stati presentati al Villaggio Romea di Lido delle Nazioni. Il Distretto delle Sabbie Emiliane, dunque, si farà. Potrebbe diventare realtà entro la fine dell’anno ed avere un proprio marchio a garanzia della provenienza delle produzioni. Il riconoscimento di Distretto consentirà di accedere a contributi europei più consistenti. Il prossimo passo è quello di coinvolgere altre aziende (al progetto pilota hanno aderito una decina di soggetti) e darsi delle regole, così da creare una rete di collaborazione e di scambio di conoscenze più ampie per ottenere e promuovere eccellenze orticole uniche nel loro genere.
Quando tre anni fa si è partiti, l’esito non era così scontato. Bisognava tenere conto dei rischi derivanti da alcune caratteristiche del suolo (intrusione salina, subsidenza e perdita di sostanza organica) ma, alla fine, sono prevalsi i vantaggi che derivano dalla coltivazione di questi terreni con oltre il 60% di sabbia.
Li ha illustrati Gloria Minarelli dell’Istituto Delta Ecologia Applicata: la facile lavorabilità dei campi, la stabilità delle proprietà fisico-meccaniche, la bassa resistenza alla lavorazione con conseguente risparmio di tempo ed energia, la buona mobilità dell’acqua e l’alta permeabilità che comporta un minor ristagno delle acque superficiali. Queste caratteristiche portano inoltre altri vantaggi: ad esempio, gli ortaggi coltivati su sabbia sono più puliti e richiedono meno lavaggi, ma soprattutto il ciclo di alcune colture si moltiplica come le carote che qui sono disponibili 10 mesi all’anno.
Una bella sfida quella di conciliare lo sviluppo e il valore delle produzioni agricole con la tutela dell’ambiente, a maggior ragione all’interno di un Parco. Per questo il progetto ha individuato nell’agricoltura di precisione, che utilizza tecnologie e strumenti per un impiego più razionale delle risorse, uno dei sistemi attraverso il quale si può vincere la sfida. Analisi dei terreni e dei ritmi agricoli, l’individuazione dei tempi giusti per le lavorazioni dei campi sono alcuni dei mezzi per avere una qualità dei prodotti sempre garantita. In questo modo le aziende agricole coinvolte riescono ad ottimizzare le risorse riducendo consumi e sprechi e, nel contempo, aumentando la produttività dei terreni. Per avere una conferma della bontà di queste pratiche sull’ambiente il progetto ha previsto l’analisi periodica dell’impatto ambientale (LCA) di alcune produzioni e sono state installate centraline per il monitoraggio delle polveri sottili (siamo a ridosso della Statale Romea sempre molto trafficata) che hanno fornito dati incoraggianti.
Sono diversi i tipi di ortaggi che vengono dalle sabbie dei territori compresi nel progetto pilota: fragole, pomodori, carote, patate, piselli, oltre a grano tenero e grano duro, coltivazioni che sono state illustrate durante la visita ad alcune delle aziende coinvolte.
Un viaggio che ha mostrato paesaggi mozzafiato. Dopo aver superato un’area selvaggia dove pascolano allo stato brado tori e cavalli importati dalla Camargue tanti anni fa, si costeggia l’argine di protezione dal mare da una parte e, dall’altra, i campi sabbiosi di piselli e carote. “Qui a ridosso del mare pratichiamo agricoltura – ha sottolineato Michele Gerin del Gruppo Mazzoni, capofila del progetto – affrontando problematiche come quelle del cuneo salino e della subsidenza poiché siamo all’interno di un Delta”. In lontananza si vedono dei daini (altra criticità per le colture): sono quelli del Bosco della Mesola che, con i cervi, vi furono introdotti nei secoli passati.
Il progetto Valoser è una iniziativa delle aziende Vivai Mazzoni (capofila), Società Agricola Oasi di Garbin Antonio e C., Società Agricola Delta Bio, Vivai Salvi, Marta Mazzoni, Consorzio Italiano Cooperative Ortofrutticole C.I.C.O., Maiscoltori Basso Ferrarese Società Cooperativa Agricola, Pro.Pa.R. Società Cooperativa Agricolare, CNR IBE, Dinamica, con il contributo di Istituto Delta Ecologia Applicata. L’attività rientra nella misura 16.1.01 – Gruppi operativi del PEI per produttività e sostenibilità dell’agricoltura a valere sul Psr 2014-2020 della Regione Emilia Romagna, Delibera di Giunta regionale del 10 dicembre 2018 nr. 2144.
Daniela Utili
(Corriere Ortofrutticolo)