Rimozione Costa Concordia: rischio ambientale

costa%20concordia_0.jpg

Condividi su:

Facebook
Twitter
LinkedIn

Greenpeace e WWF intervengono pubblicamente sulla vicenda della rimozione della Costa Concordia dai fondali dell’isola del Giglio, dopo aver interpellato, senza alcuna risposta, il Commissario per le operazioni di smaltimento e il Ministero dell’Ambiente. Le associazioni assistono sbigottite al rimpallo di responsabilità e rilevano che nessun ripensamento tecnico è stato annunciato a seguito del distacco del cassone galleggiante avvenuto poche settimane fa.

Greenpeace e WWF rilevano con preoccupazione che si tace su quello che sarebbe successo se il cassone si fosse staccato durante la fase di traino della Concordia. La nave sarebbe inesorabilmente affondata a profondità irraggiungibili, visto che tra il Giglio e l’Elba i fondali possono arrivare quasi a mille metri e, dopo Capraia, superano i cinquemila metri di profondità.

‘Non si può giocare con la sicurezza ambientale, mettendo a rischio il mare del Giglio, in pieno Santuario dei Cetacei.

È indispensabile aspirare dal relitto della Costa Concordia le oltre 100 tonnellate di carburanti rimasti così come è necessario verificare se la Concordia sia in grado di reggere un traino che, alla velocità di 1,5 nodi, impiegherebbe oltre quattro giorni per portarla a Genova.

È assolutamente illogico contare sulla resistenza strutturale del relitto pochi giorni dopo il distacco del serbatoio’, sottolineano Greenpeace e WWF.

E aggiungono: ‘Rileviamo una sistematica sottovalutazione del rischio ambientale: abbiamo scritto al Ministero dell’Ambiente l’1 aprile e poi il 9 aprile al Commissario Gabrielli chiedendogli un incontro su questi aspetti.

Non abbiamo risposte dal Commissario e leggiamo sulle cronache che lo stesso Osservatorio – in cui siedono tutti, a cominciare dai tecnici del Ministro dei trasporti e delle infrastrutture Lupi – chiede un’ispezione ROV, ritenendo necessario verificare subito la tenuta strutturale del relitto, mentre i rappresentanti della Costa non riscontrano alcune necessità di intervento.

Chiediamo al Commissario, che ha i poteri per farlo, di procedere con urgenza a una approfondita valutazione delle condizioni del relitto per far rimuovere il carburante’.

Greenpeace e WWF ricordano che è ancora in gioco il risarcimento del danno ambientale (valutato prudenzialmente da ISPRA in oltre 13 milioni di euro), come concordato nella Conferenza dei Servizi decisoria del 15 maggio 2012, che non può ‘passare in cavalleria’ per le resistenze del Gruppo Costa.

 

Seguici sui social

Notizie da GreenPlanet

news correlate

INSERISCI IL TUO INDIRIZZO EMAIL E RESTA AGGIORNATO CON LE ULTIME NOVITÀ